Settimana intensa di appuntamenti in città per i due artisti individualisti e poliedrici. In scena fino al 28 marzo, saranno poi ospiti del cinema De Seta e del Teatro Mediterraneo Occupato. «Io e Franco Maresco siamo due titani» dice Antonio Rezza. Guarda il video
Fratto X, al Biondo l’arte di Rezza e Mastrella «La spensieratezza va stroncata alla nascita»
«La spensieratezza va stroncata alla nascita». La prima fulminante battuta di Fratto X, lo spettacolo messo in scena da Antonio Rezza («il più grande performer vivente» come si autodefinisce) e da Flavia Mastrella (che invece di sè dice di «non essere una scenografa ma un’artista figurativa»), mette in chiaro i conti con lo spettatore. Nulla di ciò che vedrà di lì a breve sarà rassicurante, le risate scoppieranno e la comicità deflagrerà, l’assurdo verrà portato all’esasperazione.
Al teatro Biondo dal 22 al 28 marzo, i due artisti poliedrici hanno inaugurato ieri una permanenza a Palermo lunga una settimana. Saranno poi questa sera al cinema De Seta, per la proiezione del film Milano, via Padova, insieme a Franco Maresco. Col quale hanno condiviso, 25 anni fa, gli schermi della storica Rai3 diretta da Angelo Guglielmi: ciascuno coi propri corti in bianco e nero, spiazzanti e feroci. «Io e Maresco– dice Antonio Rezza – siamo due titani, anzi due ciclopi che pur avendo un occhio solo vedono meglio di tanti altri».
Domenica 26 marzo invece Rezza e Mastrella festeggeranno 30 anni di sodalizio artistico al Teatro Mediterraneo Occupato. Spazi molto diversi tra loro in cui i due porteranno le forme, le voci, gli habitat che li hanno reso celebri. «Siamo individualisti – spiega ancora Rezza -. Non serve fare le cose per il tuo pubblico, bisogna fare le cose per chi non verrebbe mai a vederti. Il grottesco è una maniera, noi non siamo grotteschi».
E in fondo le spiazzanti gag, le mille voci usate per «abitare la follia», i corpi mai domi, le provocazioni verso la religione e la polizia e le istituzioni (il momento in cui viene denigrata la figura dei genitori è uno dei punti più alti, e che fa più ridere, dello spettacolo) sono una costante aggressione verso un modo mansueto di recepire il teatro. A uno spettatore che accende lo smartphone durante la messa in scena, Rezza non ha timore di attaccare: «Non è il tuo cellulare che mi dà fastidio, è che illumina la tua faccia; è la tua faccia che mi dà fastidio».