Si chiama metomil, ed è una molecola che si trova in diverse sostanze usate per irrorare i campi in cui si coltivano pomodori, melanzane e zucchine. Ma è anche un agente in grado di uccidere le larve di punteruolo rosso. «Si può usare solo con un patentino», spiega Salvatore Rubbino, dirigente dell'Asp di Catania
Moria di uccelli, pronti risultati del test tossicologico Il veterinario: «Avvelenati da un insetticida chimico»
Metomil. È il nome della molecola che ha ucciso circa il 30 per cento degli stornelli trovati morti da metà gennaio a oggi. Diverse centinaia di animali, oltre settecento, rimasti stecchiti al suolo di largo Bordighera e piazza Europa, per molto tempo senza una spiegazione. Finché hanno cominciato ad arrivare i risultati degli esami tossicologici fatti dall’Istituto zooprofilattico di Palermo sui cadaveri dei volatili, inviati dai veterinari dell’Asp di Catania. «Alcuni test sono ancora in corso, nel frattempo abbiamo verificato circa 200 sostanze. E una di quelle più presenti è, appunto, il metomil», spiega Salvatore Rubbino, dirigente dell’azienda sanitaria provinciale che segue la vicenda. Il metomil è un insetticida usato nelle colture di melanzane, zucchine e pomodori (per citarne alcuni), venduto liquido oppure in polvere, e acquistabile solo dopo avere ottenuto un apposito patentino. «Viene usato anche contro le larve di punteruolo rosso – precisa Rubbino – Quindi è piuttosto diffuso dalle nostre parti».
Secondo le analisi dell’istituto palermitano, la maggior parte degli storni sono risultati avvelenati da pesticidi utilizzati in agricoltura per disinfestare frutta e verdura. Non solo il metomil, dunque, ma anche altre sostanze con caratteristiche simili. «Dev’essere capitato che quello stormo andava a nutrirsi in un campo che era appena stato irrorato con questo diserbante – aggiunge il medico – La somministrazione di per sé non dovrebbe essere nociva per gli uomini e gli animali domestici, ed è regolamentata dalle leggi sulle sostanze insetticide. Evidentemente nel luogo che gli stornelli avevano scelto la terra non era ancora stata rimestata, o non c’erano state sufficienti piogge da diluire le concentrazioni di disinfettante». Tutti eventi naturali che consentono alle sostanze chimiche di essere più facilmente tollerate nelle produzioni ortofrutticole.
Da una settimana a questa parte, la mortalità degli animali sembra essere diminuita. «Ed è tornata ad attestarsi su numeri fisiologici, dovuti a una pluralità di fattori», prosegue il veterinario. Questo può significare «o che il sito dove andavano a nutrirsi si è esaurito oppure che, per un periodo, gli animali erano particolarmente sensibili. Abbiamo trovato in molti di loro un verme, un nematode che normalmente gli stornelli hanno, ma che può essere stato una concausa di un indebolimento dell’animale che lo ha portato alla morte». In altri termini: è possibile che gli uccelli non stessero bene e che l’avere mangiato qualche verme irrorato di diserbante li abbia uccisi. Cosa che, magari, in un altro momento dell’anno non sarebbe avvenuta. «Insomma: può essersi trattato di un caso».
«Chiaramente, i numeri degli uccelli morti ci hanno fatto pensare che il fenomeno stava diventando preoccupante. Ma pare essersi arginato, tant’è che adesso sono arrivati gli stornelli migranti (diversi da quelli stanziali, vittime dell’epidemia, ndr) e non ci sono stati motivi di allarme». I decessi di massa, però, non spingono a temere per la salute dell’uomo: «Non necessariamente chi ha usato il metomil sui campi ne ha usato troppo. Consideriamo che ogni uccello di quella specie pesa una ventina di grammi, quindi per loro è letale una quantità che per noi, come per un cane o un gatto, sarebbe irrisoria». Nel caso in cui, però, l’istituto zooprofilattico al termine delle analisi – che sono ancora in corso – dovesse valutare le concentrazioni di veleno eccessive anche per l’uomo, allora scatterebbe la segnalazione alla procura di Catania.
«Dai patentini che servono per avere le autorizzazioni ad acquistare il metomil si può risalire ai consorzi che li hanno, e quindi ai campi in cui vengono usati – suggerisce il veterinario – Ma non è detto siano indagini necessarie. La quasi totalità degli stornelli deceduti aveva nell’organismo veleni di qualche tipo, non solo questo nello specifico. Il che dovrebbe spingerci a una riflessione sull’agricoltura intensiva, i suoi metodi e l’ambiente in cui viviamo ogni giorno». Metodi che, però, sono autorizzati e non dovrebbero essere dannosi per la salute dell’uomo. Nel frattempo, in largo Bordighera, i ficus Benjamin sui quali i volatili si poggiavano sono stati potati. «Un fatto indipendente dalla moria di uccelli – conclude Salvatore Rubbino – Noi abbiamo messo un avviso per i cittadini, ma il Comune è intervenuto indipendentemente per tagliare i rami. Si fa in questo periodo perché altrimenti, più avanti, gli uccelli avrebbero già fatto il nido».