Ai magistrati la 42enne Maria Caruso ha raccontato degli effetti scaturiti dall'improvvisa popolarità, raggiunta con la trasmissione Stranamuri Siciliano. A guadagnarci sarebbe stato solo il presentatore rinviato a giudizio. Al punto che la titolare di una gioielleria, dopo uno spot, le regalò un paio di orecchini e di occhiali
Maria di Trapani, i compensi andavano a Lipari «Venivo molestata, ma diceva che ero famosa»
Una popolarità effimera la sua. Ha svestito i panni dell’umile casalinga, cresciuta tra i palazzi fatiscenti del centro storico della città, indossando quelli della star del web. Alla fine, Maria Caruso – conosciuta dai più come Maria di Trapani – ha denunciato gli autori di Stranamuri Siciliano, il programma televisivo che l’ha lanciata, accusandoli di pesanti maltrattamenti. La vicenda è approdata in tribunale attirando anche le attenzioni delle tv nazionali. Saranno i giudici a decidere se la storia che ha raccontato è vera. Se Alberto Lipari, il dottor stranamore in salsa siciliana, e la sua collaboratrice Rosalba Platano l’hanno davvero costretta a fare i bisogni dentro una pentola, a dormire in una veranda e mangiare cibo avariato.
Indipendentemente però da quale sarà l’esito del processo, quanto accaduto fa riflettere. Da un lato c’è una 42enne, alla ricerca del fidanzato e con un’evidente solitudine attorno a sé, presto accecata dall’improvvisa popolarità; dall’altro le reazioni di telespettatori e web – attratti dalla tragica ilarità delle battute spesso pronunciate in un siciliano incomprensibile – sempre pronti a dare sfogo a cattiverie e derisione. E dalle carte dell’inchiesta emerge che ad accorgersi del rovescio della medaglia di questa popolarità sarebbe stata la stessa donna. «Per la verità compresi subito che molti di quei fan, soprattutto gli uomini, mi prendevano in giro – ha dichiarato Maria ai magistrati -. Ma Lipari mi rassicurava ogni volta dicendomi che più diventavo famosa più possibilità avevo di venire scritturata per serate a Palermo e in altre parti della Sicilia». Popolarità che, invece, le avrebbe procurato innanzitutto molestie. «Un primo risultato della pubblicazione dei filmati – ha proseguito la donna – è stato che numerosi sconosciuti che avevano visionato i video hanno preso a disturbarmi al citofono, gridando sotto casa mia e schernendomi. Lipari, visto che i video avevano successo, pensò di guadagnarci».
Tuttavia, le chiamate nei locali alla fine sono arrivate. Dal 2013 al 2014, Maria è stata ospite in diversi pub e discoteche della provincia trapanese, ma anche in diverse zone dell’Agrigentino. I compensi per quelle comparsate variavano dai 300 ai 500 euro. Quei soldi, però, Maria non li avrebbe mai visti. In particolare la donna ha raccontato di un’apparizione all’interno di uno spot pubblicitario di una nota gioielleria. In quell’occasione, la proprietaria dell’attività, capendo che i soldi li avrebbe intascati Lipari, avrebbe regalato a Maria un paio di orecchini, una collana e un paio di occhiali da sole.
A un certo punto della storia, però, qualcosa si rompe. I riflettori si spengono e Maria torna a vivere con la madre e i fratelli. «Non stava bene – confermano i familiari ascoltati dagli inquirenti -. Era dimagrita, sciupata e priva di forze». Calato il sipario, anche il popolo del web che fino ad allora l’aveva acclamata le ha voltato le spalle. Al punto da essere accusata di essere una bugiarda in cerca di denaro. Oggi, riposto nel cassetto il sogno di diventare una star, Maria rimane una donna sola. Che, secondo i magistrati, sarebbe stata sfruttata come un fenomeno da baraccone.