Dopo Giuseppe Cannavò, bloccato poco dopo il tentato assalto in via Cavour, la polizia ha fermato il cugino Emanuele, di 28 anni. I due erano tornati in Sicilia per pochi giorni dai luoghi di detenzione - Favignana e Livorno - dove si trovavano. Una possibilità per stare in famiglia, che hanno tentato di sfruttare diversamente
Messina, presi rapinatori del colpo alla gioielleria Già in carcere, erano fuori per permesso premio
Sapeva anche lui di avere le ore contate. E così è stato. Ieri sera alle 23.30 gli agenti della Squadra mobile di Messina hanno arrestato Emanuele Cannavò, 28 anni, cugino di Giuseppe Cannavò ammanettato venerdì sera al termine di una rocambolesca fuga per sfuggire alla polizia di Stato che li inseguiva.
I due hanno tentato il colpo alla gioielleria Burrascano di corso Cavour, ma proprio quando stavano per fare irruzione nel locale con un fucile a canne mozze, una volante è passata davanti la gioielleria e ha intimato l’alt ai due rapinatori. L’uomo che era armato ha esploso due colpi di fucile e la polizia avrebbe risposto al fuoco esplodendo alcuni colpi in aria.
Attimi di paura per quanti alle 19.30 si trovavano lungo la trafficata arteria stradale. I due rapinatori sono quindi fuggiti. Giuseppe Cannavò è stato trovato nascosto sotto un’auto bianca all’interno del parcheggio del palazzo di vetro che si affaccia tra via oratorio San Francesco e corso Cavour. Ai poliziotti che lo avevano ormai stanato ha detto in dialetto messinese «bonu mi pigghistu».
Il cugino, invece, era riuscito a far perdere le tracce, ma i suoi spostamenti sono stati registrati dalle telecamere della gioielleria e da quelle presenti lungo la via di fuga, comprese quelle del palazzo all’interno del quale ha cercato di nascondersi. E così ieri sera gli agenti sono andati a prenderlo. Per il 28enne è scattato il fermo. Anche lui come il cugino sarebbe dovuto rientrare in carcere il 6 marzo. In quanto detenuto presso la casa circondariale di Porto Azzurro a Livorno. I due erano fuori per un permesso premio.