Risanamento o dissesto? Questo è il dilemma

«Sono contento di essere qui davanti questa platea, perché bisogna puntualizzare sulle menzogne che sono state dette nei nostri confronti, e questo è il luogo ideale. Quelle calunnie hanno messo a dura prova non tanto i nostri nervi, abituati a ben altri problemi, ma il percorso di risanamento che il comune di Catania ha iniziato nell’ultimo anno e mezzo. Un percorso difficile, una battaglia che può essere vinta soltanto se tutto quello che abbiamo in programma viene portato a termine». Con queste parole, il sindaco di Catania Raffaele Stancanelli, apre il suo di intervento di saluto al convegno “Le politiche di risanamento negli enti locali” tenutosi al palazzo dei Chierici di piazza Duomo.

Il primo cittadino non ha digerito le accuse mosse contro di lui da Report, rispedendole al mittente. «Abbiamo i titoli per poter parlare di risanamento. Questo perché abbiamo annullato i 540 milioni di mutui accesi presso la cassa depositi e prestiti, pagando regolarmente entro le scadenze. Questo è un chiaro esempio di virtuosismo. Abbiamo esaurito altri 100 milioni di debiti, tra i quali non sono compresi gli oltre 20 milioni pagati all’Enel che hanno permesso di riaccendere la città. Abbiamo anche pagato tutti gli stipendi dei 700 dipendenti delle cooperative e solo per questo Catania non è sommersa dall’immondizia come il resto della Regione. Tutto senza l’intervento governativo».

Certo, a molti sarà sembrato strano che ad un incontro sulle politiche di risanamento organizzato dall’Università degli studi di Catania, in collaborazione con lo stesso Comune etneo e l’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Catania, siano stati invitati a parlare proprio i due protagonisti delle ormai note intercettazioni telefoniche portate alla luce dall’inchiesta “I Viceré”, lo stesso primo cittadino e l’ex Ragioniere del comune di Catania Francesco Bruno. Stancanelli ancora una volta controbatte. «Ciò che è stato pubblicato è una menzogna, il tentativo di qualcuno di fare carriera alla nostre spalle. Sono solo degli stralci estrapolati che distorcono la realtà. Infatti, tutto è stato fatto alla luce del sole. La richiesta dei 140milioni è stata inoltrata al Premier tramite una lettera scritta, poi pubblicata il 16 settembre da “La Sicilia”. Due giorni dopo, non appena mi ha comunicato telefonicamente la disponibilità dei soldi, ho immediatamente dato la notizia a tutti i capigruppo e i parlamentari catanesi con cui ero in riunione in quel momento».

E’ sulla presunta irregolarità del finanziamento del Cipe che il Sindaco sfoga tutta la sua rabbia. «I fondi Fas ci permettono di chiudere i disavanzi del 2003, 2004 e 2006, tutto grazie ad una norma di legge approvata dal Parlamento. Nessun giornalista romano, nessun cittadino romano, nessun magistrato romano si è indignato per i 500milioni di fondi Fas destinati alla capitale. Nessun giornalista palermitano, nessun cittadino palermitano, nessun magistrato palermitano ha fatto lo stesso per i due interventi, 80milioni prima 150 dopo, che hanno permesso al capoluogo siciliano di chiudere il disavanzo. Nessun giornalista padano, nessun cittadino padano, nessun magistrato padano si è lamentato per l’utilizzo dei fondi per le quote latte e gli ammortizzatori sociali. Solo a Catania è successo e sono indignato. Costoro non vogliono che la loro città si risollevi e pagheranno, nelle dovute sedi, per le calunnie perpetrate nei miei confronti».
 
Francesco Bruno, presidente dell’Ardel (Associazione Nazionale dei ragionieri dipendenti degli enti locali), non risponde apertamente alle critiche che gli sono state mosse, anche se si schiera contro l’intera stampa nazionale, accusata di eccessiva ignoranza nel trattare un argomento così delicato. «La cattiva informazione causa danni all’amministrazione. Sarebbe bene che ciascun giornalista fosse ben documentato prima di scrivere un pezzo».
 
Tutte polemiche scatenate da soldi che non sono ancora arrivati, ma che sono necessari per le casse del comune di Catania, come afferma Giorgio Santonocito, ragioniere generale del comune di Catania. «I fondi del Cipe sono essenziali, senza quelli il dissesto è inevitabile. Attendiamo che vengano erogati prima della fine dell’esercizio. Voglio esporre solo un dato però. L’ultimo grande comune a dichiarare il dissesto è stato Taranto, una città con 70mila famiglie, con poco più di 200mila abitanti. L’intera operazione è costata oltre 150 milioni di euro. Se anche a Catania venisse dichiarato il dissesto, quale sarebbe la cifra per una città con quasi 350mila abitanti e 104mila famiglie? Una cifra sicuramente più alta dei 140milioni del Cipe. Allora, chi pagherà il dissesto?».
 
Quest’ultimo quesito fa ben intendere che siamo ancora lontani da una soluzione per la nostra città. Tanti numeri e le solite (belle) parole, ma sempre il baratro di fronte a noi.


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