Poco più di due anni fa la Regione approvava una legge rivoluzionaria, rimasta però inapplicata. Solo il 16% dei Comuni ha mappato, grazie alle autodenunce dei cittadini, le zone dove si trova il pericoloso materiale. Tra queste Palermo, Caltanissetta e Siracusa. E solo uno delle otto città guidate dal M5s, promotore della norma
Amianto, solo 63 Comuni hanno redatto il piano Il fondo regionale per le bonifiche speso per altro
In Sicilia l’amianto c’è ancora, ma nella maggior parte dei casi non si sa dove. Stenta ancora infatti a decollare la legge 10 del 2014 in materia di smaltimento dell’amianto, quella che poco fu presentata come una rivoluzione nel settore che avrebbe reso l’Isola tra le Regioni più all’avanguardia d’Italia. Poco più di due anni dopo meno del 20 per cento dei Comuni siciliani, infatti, ha redatto il piano comunale dell’amianto, ossia soltanto 63 amministrazioni delle 390 nell’Isola.
Ad essersi attivati tra i capoluoghi, sono stati soltanto Palermo, Siracusa e Caltanissetta. Nel Palermitano, ad avere consegnato il piano all’Ufficio speciale Amianto (che fa capo al Dipartimento di Protezione Civile ed è stato istituito con la stessa norma del 2014) sono stati Alimena, Balestrate, Blufi, Campofelice di Roccella, Campofiorito, Castellana Sicula, Collesano, Gangi, Geraci Siculo, Marineo, Misilmeri, Petralia Soprana, Piana degli Albanesi, Polizzi Generosa, Roccapalumba, Santa Flavia, Sclafani Bagni e Valledolmo.
Ad avere redatto il piano comunale alle pendici dell’Etna sono stati Aci Sant’Antonio, Giarre, Maletto, Mascalucia, Misterbianco, Ramacca, San Giovanni La Punta, Santa Venerina, Tremestieri Etneo, Vizzini e Zafferana Etnea. Nel Messinese il piano è stato presentato da Capo d’Orlando, Fiumedinisi, Furci Siculo, Limina, Mojo Alcantara, Monforte San Giorgio, Patti, S. Domenica Vittoria, San Fratello, San Pier Niceto, Sant’Angelo di Brolo e Tortorici. Nel Siracusano ad essere in regola sono i Comuni di Augusta, Lentini, Pachino, Palazzolo Acreide, Priolo Gargallo, Rosolini, Solarino e Sortino. Nel Nisseno ecco Campofranco, San Cataldo, Serradifalco e Vallelunga Pratameno, mentre nell’Ennese il piano è stato redatto da Cerami, Gagliano Castelferrato, Valguarnera Caropepe e Villarosa. Male il Ragusano, l’Agrigentino e il Trapanese, con un solo Comune per ciascuna provincia ad avere presentato il piano. Si tratta rispettivamente di Ispica, San Giovanni Gemini e Pantelleria.
Cosa sono e come funzionano i piani comunali amianto? Sono una sorta di censimento, sulla base di quanto autodenunciato dai cittadini senza incorrere in sanzioni, dell’amianto presente nel territorio comunale: dai serbatoi per l’acqua potabile, alle tubazioni, passando per le canne fumarie, i rivestimenti, o le coperture. Una volta individuati i singoli edifici in cui si trovano manufatti e materiali contenenti amianto, la legge fornisce le indicazioni per l’adozione di misure volte alla prevenzione ed al risanamento ambientale, prevedendo un coordinamento tra le procedure di competenza dei rami dell’Amministrazione regionale, dell’ARPA, delle ASP e degli enti locali. Inizialmente era anche previsto un fondo regionale (non particolarmente corposo, ma comunque una base) che avrebbe consentito di contribuire alle spese dei privati nella rimozione dell’amianto. Ma visto che in due anni la stragrande maggioranza dei Comuni siciliani non si è ancora attivata, quei fondi sono stati spesi per altro.
Un piano comunale che, oltre a prevedere il censimento dei siti, potrebbe accelerare, intanto, la rimozione di tutti i rifiuti abbandonati contenenti amianto, e contemporaneamente, rafforzare la vigilanza nei territori al fine di prevenire e reprimere la consuetudine criminale di abbandonare rifiuti, e in particolare l’amianto, nell’ambiente. A quel punto si potrebbe procedere alla programmazione degli interventi di rimozione e smaltimento dell’amianto, naturalmente in una scala di priorità pensata a partire dalla densità abitativa o di fruizione degli edifici e dallo stato di deterioramento dell’amianto. Tutti buoni propositi che, purtroppo, restano ancora sulla carta, nonostante si tratti di una legge approvata nella prima parte della legislatura che ormai volge al termine.
Una norma «fortemente voluta dal Movimento 5 stelle» come ha ricordato la deputata pentastellata all’Assemblea Regionale, Valentina Palmeri, lo scorso agosto, sottolineando come nel maggio precedente i 5 Stelle erano riusciti a far votare «un emendamento per la riapertura dei termini, che erano già scaduti, per la presentazione dei piani comunali amianto e per le auto-denunce dei cittadini».
«Abbiamo scritto a tutti i sindaci delle province siciliane – aggiungeva la deputata la scorsa estate – per sollecitarli alla redazione dei loro piani comunali e scongiurare che in questi territori avvenga uno smaltimento abusivo con rischi ambientali e per la salute dei cittadini. Adesso non è più possibile perdere tempo». Peccato che, a ben guardare l’elenco dei 63 Comuni che al 31 dicembre avevano consegnato i piani alla Regione, delle otto amministrazioni siciliane guidate dai 5 Stelle, soltanto una – Augusta – aveva presentato il proprio censimento.