Il tecnico, che ieri sera ha cenato con il ds Salerno, oggi si confronterà di nuovo con Zamparini. Questi gli scenari più probabili: esonero o dimissioni dell'allenatore lombardo, stanco di essere continuamente sulla graticola. E con 11 punti di distanza dalla zona-salvezza, l'impresa diventa sempre più difficile
Corini-Palermo, c’è aria di divorzio E la squadra scivola verso la serie B
La sensazione, percepita ieri in sala stampa al termine della partita, è che questa volta le strade si divideranno davvero. Domenica prossima, a Napoli, con ogni probabilità non sarà Eugenio Corini a guidare la squadra. Il tecnico lombardo, che ieri sera ha parlato a cena con il ds Salerno, oggi avrà un nuovo confronto con Zamparini. Sarà un colloquio che, salvo colpi di scena, sancirà il divorzio tra le parti. Da stabilire solo la formula della separazione: Corini potrebbe essere esonerato o rassegnare le dimissioni, ipotesi tenuta in considerazione dal diretto interessato come ha lasciato intendere ieri nel corso del suo intervento post-gara dal quale è emersa la mancanza di feeling con la proprietà. Corini, rimasto in questi giorni in panchina solo grazie alla mediazione del ds Salerno, è appeso a un filo sottilissimo che sta per spezzarsi.
L’ex capitano si è stancato di essere continuamente sulla graticola e ha capito che a Palermo non ci sono le condizioni per costruire un progetto all’insegna della continuità. Sono due le figure che si intravedono sullo sfondo: Ballardini, tecnico che realizzò un miracolo nel 2008 a Cagliari proprio con il ds Salerno centrando una clamorosa salvezza e De Canio, concittadino del ds rosanero (entrambi sono di Matera) che nei prossimi giorni potrebbe avere un contatto con Zamparini. In ogni caso, l’avventura di Corini sembra giunta davvero al capolinea. E la sconfitta per 1-0 rimediata contro l’Inter c’entra in minima parte. I problemi sono altri. L’imminente divorzio è dovuto alla differenza di vedute con il presidente: Corini sa che in questo contesto è impossibile alimentare un processo virtuoso anche in una situazione di precarietà come quella che stanno vivendo i rosanero, in caduta libera verso la serie B. Prospettiva sempre più concreta alla luce del passo falso di ieri (prevedibile, comunque, contro una big del campionato) ma soprattutto della vittoria dell’Empoli contro l’Udinese che ha portato a 11 punti il gap dei rosanero dalla zona-salvezza. Una montagna difficile da scalare.
Ieri, tuttavia, si è intravisto qualche segnale incoraggiante. È vero, il Palermo non ha fatto un tiro nello specchio della porta difesa da Handanovic ma, soprattutto nel primo tempo, ha tenuto testa all’avversario reggendo con dignità l’urto di una squadra molto più forte e in ottime condizioni psico-fisiche. Se la compagine di Pioli ha faticato per lunghi tratti del match a manovrare con velocità e a tenere ritmi alti il merito è anche dei rosanero, in crescita dal punto di vista della compattezza e dell’organizzazione in fase difensiva. Ma non è bastato. La differenza la fanno molto spesso gli episodi e, nella maggior parte dei casi, gli episodi premiano le squadre con maggiore qualità. L’Inter ha in panchina un jolly vincente come Joao Mario in grado di risolvere il match con una sola giocata, il Palermo non ha questo tipo di risorse e, obiettivamente, non poteva fare di più al netto di una preoccupante sterilità offensiva. E quando non hai il supporto del tuo pubblico il compito diventa ancora più arduo. E’ come se gli uomini di Corini avessero giocato in trasferta: i sostenitori rosanero, alcuni dei quali pensavano più che altro a contestare Zamparini, non hanno dato ai giocatori la spinta di cui avevano bisogno. Il boato in occasione del gol di Joao Mario al 20′ del secondo tempo e il silenzio che ha accompagnato le fasi più concitate della partita confermano che sugli spalti del Barbera gli interisti erano in maggioranza.