Pubblichiamo la lettera della mamma di una nostra redattrice, comparsa sul giornale 'La Sicilia', che spiega - in poche righe - perché dobbiamo dire 'grazie' (noi di Step1, l'Università, la città) ad Enrico Escher
‘Caro prof, ti ho conosciuto con gli occhi di mia figlia’
E’ il 2003: mia figlia appena iscritta a Scienze per la Comunicazione Internazionale viene a casa e mi dice : ‘Sai c’è un progetto che un mio prof. porta avanti, vorrei provare, tanto non tolgo, come dice lui, niente allo studio, anzi‘. ‘Se è così vai allora, se questo prof. come tu lo chiami ti ispira allora tenta‘, rispondo.
Negli anni trascorsi (pochi alla luce dell’oggi) di questo progetto non ho mai visto negli occhi di mia figlia niente che non fosse determinazione, onestà nella ricerca della notizia, ma soprattutto una visione del mondo che non è retorica ma mettersi in gioco notizia dopo notizia.
Poco tempo fa mia figlia e altri ragazzi anche loro “complici” del progetto STEP1 ottengono il tanto e agognato tesserino da pubblicista (primo passo nel mondo giornalistico). Titubante, viste le condizioni di salute del prof., mia figlia vuole farne partecipe anche lui inviandogli una e-mail, con la segreta speranza che la notizia lo faccia sentire non meglio ma almeno orgoglioso che i suoi ragazzi e il suo progetto vanno avanti. Non so se sia riuscito mai a leggerla, ma spero ardentemente che il male tiranno gli abbia concesso questa soddisfazione, magra ma pur sempre soddisfazione, di essere cosciente che anche in questo progetto, nato da lui e con lui, i frutti ci sono e li raccolgono le generazioni che da lui si sono formate.
Io, a parte i suoi interventi ad Antenna, non l’ho mai visto di persona, ma l’ho conosciuto attraverso gli occhi dei ragazzi che come mia figlia hanno trovato (detto senza retorica ma con il cuore) un maestro di cultura, esperienza lavorativa, insegnamento scolastico, amicizia, complicità, passione e amore per la vita che in pochi altri si riscontrano.
Grazie, “prof” Enrico Escher.
T. S.