Un centinaio di alunni di Archimede, Lombardo Radice, Principe Umberto e Vaccarini hanno sfilato in corteo fino a piazza Stesicoro, sede del Mc Donald's e simbolo della riforma Buona scuola che ha introdotto i tirocini obbligatori. «Non ci si può rifiutare di lavorare gratis, la pena sono sanzioni disciplinari». Guarda le foto
Alternanza scuola-lavoro, studenti etnei in protesta «Se studio informatica, perché devo fare panini?»
Questa mattina un centinaio di studenti di quattro istituti superiori di Catania hanno sfilato in corteo «per protestare contro la Buona scuola e in particolare contro l’alternanza scuola-lavoro». Gli studenti, partiti dalla piazzetta di piazza Santa Maria di Gesù, luogo curato dai ragazzi delle scuole dei dintorni – Archimede, Lombardo Radice, Principe Umberto, Vaccarini -, si sono soffermati davanti alla sede di Mc Donald’s, in piazza Stesicoro, dove sono arrivati intorno alle 10 passando dalle vie Lago di Nicito e Plebiscito. E creando notevoli difficoltà al traffico cittadino. «La nostra protesta è sacrosanta, non è certo voglia di fare calia: io studio informatica, perché devono costringermi ad andare a fare panini da Mc Donald’s?», spiega uno dei manifestanti, William, che frequenta il quinto anno all’Archimede.
«Secondo la Buona scuola – prosegue William -, non solo l’alternanza scuola-lavoro si svolge per la maggioranza in multinazionali che non portano nessuna ricchezza al territorio, ma è lavoro gratis obbligatorio, e non arricchisce il curriculum degli studenti perché non c’entra con i piani di studio. Se non si cambia, inoltre, l’esperienza nell’alternanza scuola-lavoro verrà anche inserita nei programmi degli esami a partire dal prossimo ano scolastico, 2017-2018». Simon, che frequenta il secondo anno d’informatica all’Archimede, concorda con il compagno: «Inizierò a gennaio con l’alternanza scuola-lavoro, farò una bella esperienza al Castello Ursino come guida turistica. Ma studio a un tecnico-industriale, cosa c’entra con il mio percorso? Inoltre – prosegue Simon -, queste attività sottraggono tempo personale ma soprattutto allo studio. In base a come vengono programmate, possono capitare sia di mattina, in coincidenza con le ore di lezione, che di pomeriggio. Ci sono miei compagni di scuola, pendolari che vengono da fuori città, che ritornano a casa non prima delle dieci di sera».
Per Luana, che frequenta il quinto anno del liceo Principe Umberto, «l’obiettivo della protesta è denunciare con qualcosa di più che simbolico gli accordi sottoscritti dal ministero dell’Istruzione sull’alternanza scuola-lavoro obbligatoria. Sono 200 ore da svolgere nel corso dell’anno, e chi si rifiuta o non completa le ore andrà incontro a possibili pesanti sanzioni disciplinari, con il rischio di perdere l’anno scolastico. Nella nostra scuola – continua Luana – riguarda tutti gli studenti di primo secondo e terzo anno. La nostra preside non ci ha concesso nemmeno di parlarne in assemblea d’Istituto», conclude la studentessa.