Duecento le sale cinematografiche in cui è stato distribuito. Cinque i giorni per realizzarlo: il film ispirato al famoso Faccialibro, social network con dieci milioni di iscritti in Italia, è una galleria di mostri contemporanei, che spesso, però, scivolano nella macchietta- Arriva Feisbum, listant movie perfetto (e un po catanese)
Gli otto (inquietanti) tipi da Feisbum
Feisbum, realizzato in otto episodi e girato da registi esordienti e no, si prefigge l’obiettivo di raccontare, secondo l’antica tradizione cinematografica vagamente rintracciabile ne I mostri di Dino Risi, le vicende di uomini e donne grotteschi, in chiave ironica e a volte un po’ anche inquietante, alle prese col social network che recentemente si è aggiudicato il premio “Lamento del popolo”, nonché quello di “Tecnologia più invasiva” al Big Brother Award Italia 2009.
Inquietante è sicuramente l’episodio Manuel è a Mogadiscio in cui il protagonista è Gianni, un uomo sulla trentina apparentemente innocuo. Eppure, dietro la maschera, si nasconde un truffatore per nulla inoffensivo che froda le amiche di chat fingendo d’essere un somalo minacciato e perseguitato da brutti ceffi che lo vogliono morto. Così le vittime, mosse da compassione, abboccano e si offrono di aiutarlo economicamente. Soldi che, alla fine, gli serviranno per comprare l’amore di alcune lucciole proprio in via Mogadiscio. E questo è solo uno degli aspetti che il film tende ad analizzare, non senza qualche esagerazione, però.
Altro aspetto è il tradimento dal finale tragico. In Indian Dream, Davino, un meccanico, sposato con una moglie sottomessa e fedele, instaura una relazione in rete con Rossella che finge d’essere un’indiana. Tra sogni e fantasie dei due (decisamente lontani dalla realtà), l’episodio si dilunga parecchio rispetto agli altri forse per solleticare, fino all’esasperazione, la curiosità dello spettatore. Curiosità che si assopisce a metà dell’episodio e che si risveglia di colpo quando il meccanico “senza freni”, intenzionato a raggiungere il suo sogno orientale, realizza che i freni non li ha più manco la sua macchina.
In Maledetto tag del catanese Dino Giarrusso. Antonio, trascinato dal suo migliore amico (interpretato da un insicuro Pietro Tarricone) prende parte al suo addio al celibato prima del matrimonio con Valeria, nipote di un noto onorevole napoletano. Lo attende uno sfrenato festino a base di spogliarelliste che creano dei fotomontaggi del futuro sposo in atteggiamenti equivoci. Ovviamente il conto per Antonio sarà molto salato, dal momento che qualcuno decide di caricarle e taggarle a sua insaputa. Ma chi è stato l’artefice di questo crudele inganno? E perché?
La lotta tra realtà e virtuale è il perno di quasi tutti gli episodi, con qualche variazione (il sesso di Jessica e Nicola, l’omosessualità stereotipata di Gaymers eccetera). Ma l’evasione dalla routine non si trova solo nelle chat di Facebook. In Angelo azzurro reloaded il protagonista è un attempato professore stanco della routine e di sua moglie che lo considera ormai alla stregua di una batteria esausta. La fuga dalla realtà avviene anche per lui inizialmente su Facebook, ma non troverà lì la voglia di vivere. E’ in un locale notturno che rivedrà Doriana, un amore perduto in gioventù del quale aveva serbato il rimpianto fino ad allora. Ciò che colpisce è che quando lui le domanda se la può contattare sul network, la donna risponde “feis…cosa?”. Come a dire che l’anima gemella non si trova certo su Internet.
A un’altra forma di amore, l’amicizia, è dedicato l’episodio forse più amaro, Default nel quale c’è un giovane ossessionato dall’idea di possedere un numero esagerato di contatti che ritiene suoi unici veri amici. Uno strano giochetto propostogli da uno di questi glieli farà perdere tutti. Perdita che lo farà ritornare nella clinica dalla quale, qualche giorno prima, era stato dimesso. L’artefice è la stessa dottoressa che si è occupata di lui. Quasi alla fine del film, un sintetico ed esilarante inserto si rivela decisivo per il divertimento dello spettatore. Un uomo imbavagliato e legato a una sedia viene ripetutamente picchiato da un altro. Dopo varie battute del tipo “e questa è per quella volta in classe, e questo e per quell’altra in bici” finalmente si delinea la vicenda: sono due vecchi compagni di scuola che si son rincontrati grazie al network. E grazie allo stesso, l’uomo in piedi finalmente riesce a vendicarsi dei torti subiti in passato dall’ex compagno. All’altro non resta che subirne l’ira repressa. Un film che sollecita una riflessione sul boom delle fittizie realtà parallele offerte dal web. Invettive che non facilitano la vita, quella vera. Ma anche un monito per tutti quelli che cercano o son cercati da amici scomparsi da secoli. Perché è vero che Facebook riserva molte sorprese. Ma spesso fastidiose e dolorosamente spiacevoli.