Rendere i cittadini consapevoli del livello di vulnerabilità delle scuole catanesi. È questo lobiettivo della petizione lanciata ieri dalla CGIL insieme ad altri sindacati. Si chiede chiarezza anche sull'ultimo censimento realizzato nel 2007 dalla Protezione Civile, di cui non sono mai stati resi noti i risultati
«Rischio sismico, serve più trasparenza»
Una petizione per rendere pubblico il livello di vulnerabilità delle scuole catanesi. La proposta viene dalla CGIL che, insieme allo SNADIS (Sindacato Nazionale Dirigenti Scolastici) e al CISPA (Centro iniziative e studi per la prevenzione antisimica), ieri mattina ha presentato l’iniziativa nei locali di via Crociferi.
Catania dall’81 è classificata in zona 2 per il rischio sismico: è cioè soggetta a una sismicità media, con possibilità di terremoti abbastanza forti. La nostra città è stata più volte oggetto di studio da parte della Protezione Civile, sia per quanto riguarda le strutture pubbliche (grazie al Censimento di vulnerabilità effettuato tra il ’97 e il ’99), sia, caso unico in Italia, per gli edifici privati (con il Progetto Catania a metà anni ’90). Studi iniziali, censimenti a cui avrebbero dovuto seguire approfondimenti e finalmente interventi di prevenzione. Niente di tutto questo è stato fatto.
Tuttavia due anni fa la Protezione Civile ha iniziato un nuovo studio, di cui non c’è traccia. “Il Dipartimento Regionale di Protezione Civile nel 2007 ha realizzato un nuovo censimento di cui non si conoscono i risultati – denuncia Paolino Maniscalco, ex assessore alla Protezione Civile del Comune di Catania –. Per quello che so questo studio dovrebbe rappresentare un passo avanti rispetto a quello del ’99. Nel primo infatti gli edifici sono stati distribuiti in cinque classi di vulnerabilità, mentre in quest’ultimo ad ogni edificio è stato assegnato un punteggio numerico in centesimi. Quindi c’è un elemento ulteriore di conoscenza che deve essere reso pubblico.”
Come trovare un compromesso tra il rischio di generare allarmismo e il diritto del cittadino di conoscere il livello di sicurezza delle strutture in cui vive? “Gli operatori della scuola, gli studenti, le famiglie vogliono conoscere la situazione della scuola dove passano almeno sei ore al giorno – continua Maniscalco –. Più la gente sa ed è consapevole, più sarà forte la richiesta di interventi per la prevenzione”.
In queste ultime settimane dell’anno scolastico, dunque, verranno attivate le RSU (Rappresentanze Sindacali Unitarie) per raccogliere le firme. La petizione verrà poi presentata ai sindaci dei Comuni della provincia di Catania e al presidente della Provincia. Oltre alla pubblicazione dell’ultimo censimento si chiede di istituire in ogni scuola il Fascicolo di fabbricato, come una carta d’identità dell’edificio, e di aggiornarlo annualmente, di stilare una graduatoria di vulnerabilità più aggiornata e di inserire gli interventi prioritari nei Piani triennali delle opere pubbliche.
“Investire in modo intelligente nelle opere pubbliche in un momento di crisi significa non solo avere a cuore la vita delle persone, ma anche attivare meccanismi virtuosi per l’economia”, aggiunge Lillo Fasciana, segretario della FLC (Federazione Lavoratori della Conoscenza) della CGIL.
Meccanismo virtuoso che, nel caso della costruzione di due nuove scuole a Librino, si è però scontrato con il Patto di stabilità tra governo ed enti locali. “Si dice che l’edilizia sia un buon volano per far ripartire l’economia – conclude Maniscalco –. Cosa c’è di più giusto, per esempio, che realizzare nuove scuole per mettere in sicurezza gli studenti e dare lavoro? Ci sono 18 milioni di euro già stanziati dalla Provincia per la realizzazione di due istituti tecnici a Librino, per un totale di 60 aule che ospiterebbero 1800 ragazzi. I lavori potrebbero cominciare domani e dare lavoro a circa 150 edili, e invece non partono a causa del Patto di stabilità siglato tra governo ed enti locali sulla spesa pubblica”.