Le indagini imboccano la pista mafiosa, ma molto c'è ancora da scoprire. Il giornalista aveva anche denunciato la loggia massonica Iside2, legata alla P2, e forse scoperto traffici d'armi nel Trapanese
Rostagno, un barlume di verità
Non tutti i mandanti, non tutti i killer sono stati individuati e arrestati ma almeno un barlume di verità è arrivato a quasi 21 anni dall’omicidio di Mauro Rostagno.
Nessuno potrà negare che il giornalista, ex leader di lotta continua e fondatore della comunità Saman, sia stato ucciso da cosa nostra.
Il suo omicidio l’ha pensato Francesco Messina Denaro capomafia ormai defunto della provincia di Trapani insieme a Vincenzo Virga, capomafia trapanese raggiunto sabato 23 maggio da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere così come Vito Mazzara, accusato di essere uno dei killer. I provvedimenti sono stati emessi dalla gip Maria Pino su richiesta del procuratore aggiunto Antonio Ingroia e del Pm Gaetano Paci.
Dall’88 al ’96 ci sono stati solo depistaggi e calunnie. La Procura e i carabinieri di Trapani hanno inseguito le fantomatiche piste di Lotta continua e Saman che portarono persino all’arresto per favoreggiamento di Chicca Roveri, compagna di Rostagno. Invano subito dopo l’omicidio il commissario di polizia Calogero Germanà (scampato a un agguato per mano del boss Bagarella) cercò di imboccare la pista di cosa nostra. Fu isolato ed estromesso dalle indagini.
Poi l’inchiesta è passata alla direzione distrettuale antimafia di Palermo e al tenace capo della mobile di Trapani, Giuseppe Linares. Una perizia balistica da lui ordinata ha accertato che il fucile utilizzato per uccidere Rostagno era lo stesso che ha sparato in altri agguati di mafia.
Ma i provvedimenti del 23 maggio sono soltanto uno spicchio di verità.
Rostagno aveva denunciato in tv l’esistenza della loggia massonica Iside 2 legata alla P2. Dall’87 all’89 a Trapani il Sismi, il servizio segreto militare, costituisce una base logistica denominata “Skorpio”. Sulle sue funzioni riserbo assoluto. Secondo notizie di stampa rappresentava il punto di riferimento di Gladio per il Sud Italia e avrebbe avuto collegamenti con Iside 2.
Mauro Rostagno potrebbe essere venuto a conoscenza di traffici di armi in quella zona. Potrebbe aver ripreso immagini che non avrebbe mai dovuto vedere, tanto meno filmare. Dopo la sua morte sono scomparse due cassette, una audio e una video, con scritto “non toccare”.
* Giornalista di Radio popolare, è autrice del volume “Lotta civile contro le mafie e l’illegalità” che contiene una ricostruzione dell’omicidio Rostagno e un’intervista alla figlia Maddalena