La struttura - di recente inaugurata - ospita le immagini e le storie di una ventina di donne che hanno influenzato il modo di vivere nel campo scientifico, tecnologico e architettonico. Anche la cancellazione è violenza è il titolo dell'esposizione, visitabile fino a domani
Torre Biologica, le donne rivoluzionarie in mostra Baeri: «Bisognerebbe inserirle nei libri di storia»
Dalle inventrici del tergicristallo e della sega circolare a quelle della lavastoviglie e della lavatrice, fino ad arrivare alle ideatrici del reggiseno, della scala antincendio, della zattera di salvataggio e del gioco da tavolo Monopoli. Sono tante le donne che hanno lasciato il segno, dando un importante contributo alla qualità della vita e al benessere di tutti. Volti che fino a domani verranno raccontanti e riscoperti all’interno della mostra dal titolo Anche la cancellazione è violenza, ideata dal gruppo femminista RiVoltaPagina per la Giornata internazionale della violenza contro le donne e promossa dal comitato unico di garanzia dell’università di Catania.
Proprio la Torre Biologica dell’ateneo di via Santa Sofia ospita le immagini e le storie di una ventina di donne semplici e rivoluzionarie che hanno influenzato il nostro modo di vivere con scoperte in ogni campo, da quello scientifico a quello tecnologico, fino a quello architettonico. «Bisognerebbe modificare i libri di storia, inserendo queste donne più o meno illustri», spiega Emma Baeri, storica e femminista catanese che insieme a Daniela Catalano conduce lì gli studenti in lezioni itineranti. «Gli uomini non sono violenti per natura – chiarisce – ma per cultura, visto che sono da sempre educati a ritenersi onnipotenti e superiori rispetto alle donne». Che hanno dato enormi contributi alla società, come le catanesi Andreana Sardo, considerata una «benemerita eroina del Risorgimento» e la «meteorologa improvvisata» Natale Felicia Filomena Cacia.
La prima nel 1849 – durante la rivolta antiborbonica a cui è dedicata anche piazza dei Martiri – salvò da un incendio devastante il palazzo Centrale dell’università di Catania e in particolare l’area delle biblioteche e dei laboratori scientifici. «La nipote del bibliotecario – racconta Baeri – convinse il comandante delle truppe borboniche a farsi dare una truppa di soldati per spegnere l’incendio, dimostrando grande capacità di persuasione». E salvando così il centro di cultura e politica della città, al cui ingresso oggi si trova una targa sbiadita che la ricorda, fortemente voluta dalle femministe di RiVoltaPagina. Che oggi mirano – dietro consenso del rettore – a dedicarle la sala di lettura della biblioteca regionale del palazzo Centrale. «Se questi libri sono ancora lì – spiegano – è merito di questa giovane ragazza, a cui va il nostro riconoscimento».
Felicia Filomena Cacia, invece, era la sorella del custode dell’osservatorio meteorologico che negli anni ’40 si trovava all’ex monastero dei Benedettini e di cui prese il controllo quando il fratello fu chiamato in guerra. «Non aveva nessuna competenza in materia – osserva Emma Baeri – eppure ha gestito per cinque anni un servizio fondamentale ai fini bellici, tanto da ottenere un’indennità di bombardamento e il riconoscimento del responsabile del centro». Per lei le dieci femministe del gruppo hanno chiesto al direttore del dipartimento di Scienze umanistiche l’intitolazione del giardino di via Biblioteca. «Sento il dovere di ricordare – aggiunge la docente – che Filomena è stata salvata dalla passione culturale e civile del geometra Antonino Leonardi, recentemente scomparso, che tempo fa trovò e conservò libri e documenti di quegli anni, oggi nell’archivio del museo della Fabbrica dei Benedettini».
Ambizione alla base della mostra in progress, allestita tra il 2014 e il 2015, è dimostrare che il ricordo non è un esercizio fine a se stesso. L’esposizione, infatti, è stata ospitata in diverse città siciliane e in alcune regioni come Marche e Liguria, e oggi è stata ritenuta dall’Emilia Romagna «idonea a seminare il concetto della cancellazione come violenza». «L’identità e la fiducia in sé – sottolinea Baeri – si formano se c’è una memoria che ci ricorda di aver avuto delle grandi antenate». Memoria che si tramanda anche grazie a mostre come quella che in questi giorni anima gli studenti della Torre Biologica e che le femministe si augurano «possano diventare permanenti, per dare a ogni studente e a ogni studentessa la possibilità di fermarsi a leggere le storie delle donne che hanno fatto la Storia».