Emanuele Fiano a MeridioNews parla delle questioni più delicate della riforma del governo Renzi su cui gli elettori saranno chiamati a esprimersi domenica prossima. Dal rapporto Stato-Regioni al nuovo senato, passando per le immancabili polemiche. Tra cui quella con l'associazione dei partigiani
Referendum, le ragioni del sì del relatore della riforma «Il No dell’Anpi? Vuole dare lezioni di antifascismo»
«L’Anpi? Vuole darci lezioni di antifascismo a noi che antifascisti lo siamo». Risponde così il responsabile delle riforme del Partito democratico, Emanuele Fiano, quando gli si chiede un parere sulla presa di posizione dell’associazione dei partigiani nei confronti della proposta di modifica della Costituzione. Fiano, pur essendo tra gli esponenti nazionali più sensibili al tema (il padre fu deportato ad Auschtwitz), non lesina una stoccata all’Anpi che, già da tempo, si è schierata a favore del no al referendum. «Non hanno capito cosa ci sta scritto nel quesito – dichiara a MeridioNews il deputato Pd, in visita domenica sera ad Acireale nell’ambito di un’iniziativa a sostegno del sì -. Nei rischi che loro paventano non c’è niente di vero».
Relatore in Parlamento della riforma, Fiano difende le novità su cui gli elettori saranno chiamati a esprimersi domenica prossima. «La nostra proposta aumenta la partecipazione ed estende la democrazia – prosegue – perché impedisce che il Parlamento sia estromesso dal processo legislativo». Il riferimento va alla velocizzazione dell’iter parlamentare promesso con l’abolizione del bicameralismo perfetto, con il nuovo senato che entrerà in gioco – da un punto di vista legislativo – soltanto per alcune materie. Mentre per il resto avrà un ruolo consultivo, proponendo modifiche su cui però la Camera potrà soprassedere. «Delle 260 leggi approvate da questa legislatura il 97,5 per cento passerebbe con il sistema semplificato e questo ritengo che sarebbe un beneficio per l’intero Paese, non solo per una parte politica», sottolinea.
Il parlamentare ha parlato davanti a una platea composta anche da diversi politici regionali che in un modo o nell’altro si sono avvicinati al Pd. Come il neosegretario di Sicilia Futura, Nicola D’Agostino, che da tempo ha manifestato il proprio sostegno al partito di Renzi, o l’ex Articolo 4 Raffaele Pippo Nicotra, che nel Pd è ufficialmente entrato insieme al resto del gruppo parlamentare all’Ars. Seduto accanto a Fiano, il segretario regionale del Pd, Fausto Raciti, mentre in sala erano presenti esponenti delle amministrazioni locali.
Il pensiero del deputato nazionale è chiaro anche sulla questione della rappresentanza politica del nuovo senato, che attingerebbe dai Comuni e dai consigli regionali. Tale punto della riforma, secondo Fiano, garantirebbe un maggiore controllo di palazzo Madama sul governo, poiché non legato direttamente all’esecutivo. Nessun problema neanche per quanto riguarda l’immunità. «La richiesta di autorizzazione a procedere è un principio introdotto proprio dai padri costituenti per impedire che si possa essere perseguitati per la propria azione politica – replica il deputato -. E comunque io per primo ho votato a favore dell’arresto di esponenti anche del Pd come nel caso di Francantonio Genovese».
Tra le modifiche alla Costituzione contenute nella riforma anche quella riguardante il rapporto tra Stato e Regioni, con il governo che propone un ritorno all’accentramento delle competenze in senso contrario a quanto deciso nel 2001 con la riforma del Titolo V. Se vincesse il sì, il governo centrale tornerebbe ad avere un ruolo guida anche in materie su cui oggi a legiferare sono, per buona parte, le Regioni. Tra cui la tanto discussa sanità. «In questi anni abbiamo avuto 21 sistemi sanitari nazionali, una follia – commenta Fiano – Dobbiamo avere una guida generale anche per quanto riguarda l’ambiente, l’educazione, l’energia e le infrastrutture. Così, inoltre, ci eviteremo gli oltre mille conflitti di attribuzioni in cui il sistema si è impantanato».
A pochi giorni da un voto che per molti inciderà anche nel futuro politico del Paese, impossibile non richiamare i discorsi che stanno facendo da contorno alla campagna referendaria. Con un eccesso di personalizzazione che ha visto come principale protagonista lo stesso presidente del Consiglio Matteo Renzi. «Ritengo sia una questione superata», chiosa il responsabile per le riforme del Pd. Che poi taglia corto su ciò che il segretario del Partito democratico dovrebbe fare qualora la riforma venisse bocciata. «Non stiamo votando su Renzi. Votiamo sulla Costituzione e il futuro del Paese», conclude Fiano.