Ore di riflessione in casa rosanero. Zamparini ha convocato un summit per un confronto diretto con il tecnico che non ha ancora trovato l'antidoto giusto per uscire dalla crisi sancita a Bologna dalla sesta sconfitta consecutiva. Preoccupa la ripetitività di certi errori che vanificano il lavoro svolto in settimana
Palermo, tunnel senza via d’uscita È in bilico la panchina di De Zerbi
Remake di un film già visto. Genere horror, naturalmente. Con il solito cast e lo stesso sviluppo di una trama accompagnata da numeri terrificanti: sesta sconfitta consecutiva (eguagliato il record negativo in serie A che risaliva al 1957), un solo punto ottenuto nelle ultime otto giornate e penultimo posto in classifica. Osservando le sequenze iniziali della pellicola della gara disputata a Bologna il pubblico di fede rosanero probabilmente aveva immaginato una sceneggiatura diversa da quella che aveva caratterizzato le puntate precedenti. E invece, con il passare dei minuti, si è dovuto rassegnare alla monotonia del solito copione che prevede un Palermo sconfitto, emotivamente fragile e incapace di portare a casa il risultato una volta passato in vantaggio. Situazione che si è già verificata più volte e che dall’inizio del torneo è costata 13 punti.
Il gol del momentaneo 1-0 di Nestorovski (per l’attaccante macedone, che si è sottoposto ad una TAC – con esito negativo – in seguito ad un trauma cranio-facciale rimediato durante la partita, si tratta del settimo gol in campionato, il quarto negli ultimi quattro turni) è stato un’illusione. Un lampo nel buio, una delle poche oasi di gioia (l’altra è la prova confortante di Bruno Henrique che, a parte l’assist per la rete di Nestorovski, ha confermato i progressi emersi nel match contro il Milan) visibili in un deserto ingigantito dalle lacune della squadra. L’aria nuova del ritiro a Coccaglio non ha sortito gli effetti sperati e, dopo la sosta, il vento non è cambiato. Al «Dall’Ara» il Bologna ha messo a nudo i limiti tecnici e psicologici di un Palermo che, nonostante l’impegno, non riesce a frenare l’emorragia di risultati negativi. Il paziente è malato e il medico (De Zerbi) non ha ancora trovato una cura. Quanto tempo gli resta? Finora Zamparini non ha mai messo in discussione l’ex allenatore del Foggia per una serie di ragioni (oltre alla fiducia nel suo lavoro non va sottovalutata la presenza nel contratto della clausola anti-esonero), ma la pazienza del numero uno del club di viale del Fante non è infinita. De Zerbi, il cui futuro verrà deciso in queste ore in un summit a casa del presidente, forse ha ancora dei bonus a disposizione ma, con questi risultati, la scorta potrebbe esaurirsi presto. Il campo ha ribadito che, nonostante qualche segnale incoraggiante dal punto di vista del gioco, la squadra è in grande difficoltà.
Preoccupa, soprattutto, la ripetitività di certi errori che vanificano puntualmente il lavoro svolto durante la settimana. E fanno riflettere anche alcune scelte dell’allenatore. Ad esempio, perché insistere a centrocampo con giocatori involuti come Hiljemark? E perché sacrificare per motivi tattici la qualità di Diamanti (uno dei pochi in grado di uscire dal cilindro delle giocate potenzialmente vincenti) costretto ieri in una posizione defilata a rincorrere il terzino avversario e, quindi, a rimanere lontano dalla porta? In un momento così delicato non servono mosse cervellotiche. Rivedere con umiltà le proprie convinzioni adeguandosi alle caratteristiche dei giocatori può essere una strategia utile. In ogni caso, De Zerbi sa che serve un immediato cambio di rotta. È vero, anche le altre concorrenti dirette hanno perso e non è cambiato nulla in zona retrocessione, ma per i rosanero è solo una magra consolazione. Anche se c’è ancora tempo per salire sul treno che conduce alla salvezza, con questo ruolino di marcia il Palermo rischia seriamente di arrivare in ritardo alla stazione.