Alle 12 di oggi i sindacati e il soprintendente Roberto Grossi si incontreranno. Per parlare delle condizioni dei lavoratori precari, ma non solo. Alla fine del mese il consiglio di amministrazione dovrà vagliare il prossimo bilancio e nel frattempo le sigle sindacali si spaccano. Tra chi vuole protestare e chi ha fiducia
Teatro Bellini, soprintendente chiama sindacati «La Norma non è a rischio, bilanci in pareggio»
Alle 12 di oggi i sindacati e il soprintendente del Teatro Massimo Bellini Roberto Grossi si incontreranno. Un appuntamento deciso dopo la convocazione dello sciopero di domani da parte del sindacato autonomo Snalv Confsal, che minacciava di far saltare la rappresentazione della Norma – fissata proprio per il 23 settembre, anniversario della morte del compositore etneo Vincenzo Bellini – al teatro greco. Sebbene ieri sera le altre sigle – Slc Cgil, Fistel Cisl, Ugl spettacolo, Libersind e Fials – si siano affrettate a prendere le distanze dai colleghi sindacalisti Snalv, l’appuntamento di oggi resta. E da quello dipende parte della soddisfazione dei lavoratori, almeno di quelli precari. «L’opera di domani sicuramente si farà – garantisce Grossi – E sarà un grande momento. Mettiamolo nero su bianco: il teatro Bellini sta vivendo una fase di rilancio».
Secondo Snalv Confsal, però, le cose in teatro non vanno granché bene. «Bisogna dare atto che le cose sono un po’ cambiate, che dopo un periodo di vuoto finalmente si vede una mano unica sulle attività del teatro – ammette Antonio Santonocito, segretario regionale del sindacato – Ma i lavoratori si sentono presi in giro. Gli stagionali che per anni sono stati assunti da settembre a luglio adesso si trovano contratti a tempo determinato o a progetto, part-time, senza alcuna sicurezza di rinnovo. E su questo continuano a non esserci risposte». L’appuntamento di questa mattina, per Santonocito, «potrebbe essere l’ennesimo ricatto: bere o affogare».
E chi affogherebbe sono i lavoratori. Come Salvo Agosta, 62 anni, 17 come falegname manutentore per il teatro Massimo Bellini di Catania. «La maggior parte di noi, però, lavora a teatro da oltre vent’anni. Ho un collega che è stagionale da 34 anni – racconta – Sono anni che ci sentiamo fare le solite promesse e nel frattempo vediamo le cose che non vanno». Per esempio una pianta organica che prevederebbe 415 posti di lavoro e che invece deve fare i conti con poco più di 230 dipendenti. Certo è che le assunzioni sono bloccate dalla legge, adesso. «Ma prima? Prima non era così, prima ci tenevano precari perché così i politici potevano venire a prometterci stabilità per farsi votare». La sua stabilità se n’è andata con il cambiamento delle condizioni di lavoro: «Questo mese sono stato chiamato il 13 e il mio contratto scade il 30, a cinque ore al giorno». A casa ha una moglie che non lavora e una figlia da mantenere «soffrendo e stringendo i denti» all’università. Fortuna che gli altri tre figli che ha sono sposati e indipendenti.
«Io sono l’unico del mio settore. Il teatro sta crollando a pezzi, ha bisogno di lavori molto più costanti – continua Agosta – Quando non ci sono io, il mio compito non lo svolge nessuno». Gli altri stagionali sono portieri, autisti, addetti alle caldaie, facchini, perfino chi si occupa delle normative antincendio. «Siamo ormai all’esasperazione», conclude. Ma al loro disagio bisogna aggiungere quello dell’intero ente teatrale: nel 2016 la Regione, da cui il teatro Bellini dipende, ha stabilito di dare loro 12,4 milioni di euro. Che diventeranno 11,8 nel 2017. «Sono tagli lineari applicati a tutti gli enti pubblici – spiega il sovrintendente Grossi – C’è una riduzione del cinque per cento». «Noi però siamo riusciti a chiudere i passati bilanci in pareggio e il 30 settembre ci sarà una riunione del consiglio di amministrazione per approvare il prossimo bilancio: anche in quel caso puntiamo a chiudere senza problemi».
Non è facile, ma la ripresa dovrebbe passare anche dall’arte. «Abbiamo avuto una stagione estiva, tantissimi concerti di assoluto valore, 25 spettacoli mattutini con le scuole, i balletti, abbiamo riaperto il teatro Sangiorgi e ci abbiamo portato dentro al musica jazz», elenca Grossi. «Stiamo inserendo i lavoratori precari il più possibile nella nostra programmazione, usando al massimo le risorse che il bilancio ci mette a disposizione. E gli stagionali sono preziosissimi, svolgono i loro compiti con grande competenza e senso di responsabilità». Lo stesso senso di responsabilità che dovrebbe impedire loro di bloccare lo svolgimento della prima di Norma, domani. «Noi abbiamo firmato la loro protesta, ma saremmo stupidi a far saltare uno spettacolo», commenta Antonio D’Amico, segretario generale di Fistel Cisl, violinista dell’orchestra del Bellini dal 1989.
«Un evento come Norma ci apre possibilità incredibili, senza contare il valore dell’apertura del teatro greco e la gestione triennale che ci è stata accordata all’inizio dell’estate», continua D’Amico. «Sarebbe di cattivo gusto fare saltare una rappresentazione così importante: quando il teatro lavora è un buon segno in primo luogo per i lavoratori. Questo genere di terrorismo non fa bene né al teatro né alla città». Una presa di posizione netta, «che non c’entra niente con i colleghi precari: siamo e siamo sempre stati dalla loro parte, ma dobbiamo lottare anche perché il teatro resti la nostra casa, non la possiamo buttare per terra». Lui domani sera avrà il suo posto tra i musicisti e ne è fiero: «L’inizio del festival belliniano, l’inaugurazione di quella che speriamo sia una fortunata stagione di teatro all’aperto, le nuove produzioni. Un buon futuro non parte forse da questo?».