Mariateresa Asaro, di professione docente, fa parte della Consulta civica. Ha deciso di denunciare una serie di comportamenti da parte dei propri colleghi che «mortificano la loro autostima e inibiscono la possibilità di migliorare». Per farlo ha realizzato sette video che hanno dato vita alla serie La scuola dalle finestre che piangono
Siracusa, alunni insultati dagli insegnanti Lettera di una prof alla ministra Giannini
«“Scimmia”, “porco”, “handicappato”. Sono solo esempi degli appellativi che alcuni colleghi insegnanti sono soliti utilizzare in classe per rivolgersi ai propri alunni». A denunciare a MeridioNews quelli che sembrerebbero veri e propri episodi di bullismo – stavolta però non tra ragazzi – è la professoressa Mariateresa Asaro che, in quanto assessora all’istruzione della Consulta civica di Siracusa, ha scritto una lettera alla ministra della Pubblica Istruzione, Stefania Giannini, per parlare dei gravi fatti di violenza che, sempre più spesso, si verificherebbero nelle scuole e per chiedere che venga fatto un maggiore controllo.
«Bisogna tener presente – sottolinea Asaro – che la violenza psicologica non è meno grave di quella fisica. Il danno che viene fatto ai ragazzi è enorme perché atteggiamenti come questi mortificano la loro autostima e inibiscono la possibilità di migliorare. Altra cosa grave è che – aggiunge – una maestra o un professore, figure prese a modello dagli studenti, quando insultano un bambino o un ragazzo in pratica stanno legittimando gli altri compagni a utilizzare gli stessi termini».
La professoressa Asaro da molto tempo si impegna per far emergere varie problematiche legate al sistema scolastico e, negli ultimi mesi, ha anche sperimentato un modello originale di protesta realizzando sette video che hanno dato vita alla serie La scuola dalle finestre che piangono. «Nel corso della mia carriera – racconta la professoressa – molte volte ho ascoltato testimonianze di ragazzi umiliati e derisi dai loro insegnanti davanti a tutta la classe. È difficile però che si parli di questo tipo di violenza, da un lato perché i ragazzi hanno paura a denunciare perché scoraggiati dai genitori oppure perché temono che i professori si vendichino con voti bassi e, dall’altro lato, perché i presidi preferiscono fare finta di non accorgersi di questi episodi».
Dall’ascolto di questi racconti nasce l’esigenza di scrivere alla ministra. La proposta della professoressa Asaro viene subito accolta dalla Consulta civica, l’ente locale autonomo di partecipazione aretuseo nato nell’aprile del 2014, in seguito a una raccolta firme. «Questo provvedimento – spiega Damiano De Simone, il presidente della Consulta – non intende puntare il dito contro la classe docente in generale. Ha, invece, l’obiettivo di sottolineare come un insulto possa essere in grado di condizionare non solo l’apprendimento di un ragazzo ma anche la sua sfera emotiva, relazionale e sociale». Scrive da Siracusa ma parla di tutta l’Italia la professoressa Asaro che, nonostante le continue critiche ricevute e i diversi diverbi con alcuni colleghi, intende portare avanti la propria battaglia per «garantire il buon funzionamento della scuola facendo in modo che vi lavorino solo insegnanti che agiscono nel rispetto del principi pedagogici».