È il caso del Sant'Antonio, dove con l'entrata in quiescenza del primario Tommaso Mercadante nessun è più disposto a garantire i diritti previsti dalla legge 194. L'Unione donne in Italia ha ricevuto rassicurazioni dall'Azienda sanitaria provinciale, ma le difficoltà rimangono strutturali
Trapani, l’ospedale con solo obiettori di coscienza Udi: «Asp ha detto che si tornerà a poter abortire»
«Abortire a Trapani oggi è più difficile, anche se ci hanno assicurato che il servizio riprenderà presto». A mostrare ottimismo, dopo la notizia del pensionamento dell’unico ginecologo non obiettore dell’ospedale Sant’Antonio, è la sezione trapanese Franca Rame dell’Udi, l’Unione donne in Italia. Le difficoltà di garantire le prestazioni previste dalla legge 194 tornano al centro dell’attenzione nella provincia più occidentale della Sicilia, dove il livello di obiettori raggiunge l’80 per cento. «Sono cifre alte che descrivono uno scenario senz’altro non favorevole per le donne – commenta Valentina Colli, responsabile provinciale dell’Udi – costrette a poggiarsi soltanto su poche strutture pubbliche».
Tra queste, come detto, al momento non c’è l’ospedale Sant’Antonio. «L’entrata in quiescenza del primario Tommaso Mercadante ha peggiorato la situazione – prosegue Colli – e ci ha portato a chiedere un confronto diretto con l’Asp che, tramite il direttore sanitario Antonio Siracusa, ci ha rassicurato». L’Azienda sanitaria provinciale, infatti, avrebbe assicurato che i servizi verranno ripristinati in poco tempo, attraverso soluzioni sulle quali al momento si sa poco. «Abbiamo vagliato insieme diverse possibilità, tra queste vedranno quali approntare», aggiunge la responsabile dell’associazione.
L’Udi interviene poi a chiarire un aspetto statistico, che ha accompagnato le dichiarazioni di questi giorni. Secondo cui i disservizi sarebbero stati inesistenti, per la mancanza richiesta di aborti nel mese di maggio. «Ci sembra parecchio strano che non ci siano state domande – sottolinea Colli – e questo per un motivo ben preciso. Nella nostra provincia si contano circa 500 casi l’anno e quindi è impensabile che in un mese nessuna donna abbia fatto richiesta». Più semplice, quindi, è che i dati descrivano soltanto l’ufficialità del fenomeno, senza tenere conti dei casi in cui in maniera informale è stato fatto sapere all’utenza di rivolgersi in altri ospedali. «Da nostre fonti abbiamo saputo che in più di un caso è stato detto di andare negli ospedali di Marsala, Sciacca e Palermo», racconta la responsabile Udi.
Per adesso, dunque, non resta che sperare che le promesse dell’Asp vengano mantenute. Anche se i problemi sull’applicazione della legge sull’interruzione di gravidanza rimangono strutturali. «Il numero di obiettori è decisamente alto, bisognerebbe attenersi al massimo a una proporzione di uno a uno ma non è così. Senza contare che le difficoltà riguardano anche gli aborti tramite la Ru 486. Potrebbe essere somministrata anche dai consultori? Se funzionassero…», conclude Colli.