Quando si parla del fenomeno dei fuoricorso non ci si pone la domanda se per caso la loro ampiezza non dipenda dallinsufficienza di risorse - Leggi anche: Ecco savanza una strana teoria: studente equivalente a tempo pieno
Attenti allimbroglio dello studente equivalente
Il prof. Emilio Giardina ci ha concesso un breve stralcio del discorso tenuto venerdì 8 novembre nell’aula magna dell’Università di Catania, in occasione della presentazione dei suoi «Scritti scelti». Il tema qui estrapolato è di cruciale importanza. L’indicatore “studente equivalente” è infatti molto in voga, proprio in questi giorni, sui principali organi d’informazione. L’insigne studioso di Scienza della Finanze invita a non abusare di un artificio statistico col quale si rischia di “truccare le carte”, col risultato di nascondere il cronico sotto-finanziamento del sistema universitario italiano rispetto ai principali competitori europei. Poche parole – semplici, chiare, inoppugnabili – per orientarsi sullo stato delle cose.
Sento in questi giorni indicare cifre e commentare dati che vorrebbero dimostrare che le risorse assegnate all’Università sono esuberanti, e che quindi si giustificano tagli, anche incisivi. Per calcolare la spesa media pro capite si ricorre al concetto di popolazione studentesca equivalente, cioè quella che tiene conto solo degli studenti pienamente impegnati negli studi, e si scarta il numero dei fuori corso o quello degli studenti che non sostengono esami.
Operando in questo modo si trascura di capire quali siano le ragioni di questi ultimi fenomeni, e non ci si pone la domanda se per caso la loro ampiezza non dipenda dall’insufficienza di risorse: di aule, di laboratori, di attrezzature, e soprattutto di tutor, di docenti, di borse di studio, di case dello studente, e via di seguito. I dati da tenere in conto sono quelli delle risorse destinate all’Università in termini di percentuale sul PIL, e quelli della percentuale di studenti universitari rispetto al totale della popolazione delle classi di età rilevanti. Se confrontiamo questi dati con quelli delle nazioni industrializzate con cui siamo in concorrenza, ci rendiamo conto quale è il distacco dell’Italia e quanto grandi debbano essere l’impegno e le risorse per colmarlo.
E’ significativo il fatto che ogni volta che si decentra un corso di studio nel territorio le iscrizioni degli studenti hanno fatto un balzo in alto. Chiaro indizio questo di una domanda latente di istruzione universitaria, che rimane inappagata, soprattutto per ragioni riguardanti le condizioni economiche delle famiglie.
* Docente di Scienza delle Finanze e per moltissimi anni preside della facoltà di Economia, Emilio Giardina è stato calorosamente festeggiato in rettorato, venerdì 8 novembre 2008, da allievi e colleghi e da numerosi studiosi di altri atenei, in occasione del suo pensionamento. «L’università – ha detto con semplicità il vecchio professore – ha rappresentato una parte fondamentale della mia vita: è stata una seconda famiglia, una seconda casa. Ho sempre operato affinché essa fosse immune dalle interferenze di parte. I miei maestri, da Buchanan a Francesco Porta, sono stati maestri di libertà».