C'è tempo fino al 15 giugno per iscriversi gratuitamente ai due laboratori di Teatro dell'oppresso. Il più politicizzato tra quelli proposti all'interno del progetto Trame di quartiere. «Serve un'educazione popolare per prendere coscienza della propria condizione», dice una delle docenti
San Berillo, il teatro per rigenerare il quartiere «Liberarsi dall’oppressione attraverso l’arte»
L’idea di bellezza è universale? E quando le trasformazioni rischiano di cambiare un quartiere fino a renderlo estraneo a chi lo abita? A queste domande si cercherà di dare una risposta durante gli incontri del Laboratorio di teatro dell’oppresso sulle contraddizioni dei processi di rigenerazione urbana nel quartiere di San Berillo, tenuto da Mariagiovanna Italia, operatrice di Teatro sociale e teatro dell’oppresso, e Maria Chiara Salemi, scenografa e componente del comitato di gestione della Casa di quartiere Come fa’ di San Berillo.
Due laboratori da 42 ore – inseriti nel progetto Trame di quartiere – che si svolgeranno dal 24 al 26 giugno e dall’1 al 3 luglio, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19, alla Casa di quartiere, in via Opificio 6. Sarà proprio durante questi incontri che i partecipanti – che hanno tempo fino al 15 giugno per iscriversi gratuitamente compilando un form da inviare ad associazione@tramediquartiere.org – cercheranno di riflettere insieme sui processi di rigenerazione urbana e sul delicato rapporto tra oppressori e oppressi, seguendo proprio il metodo del teatro dell’oppresso, il più politicizzato tra quelli previsti dal progetto Trame di genere.
«Il teatro dell’oppresso – racconta la docente Mariagiovanna Italia – nasce in Brasile negli anni 60, periodo di dittatura, dalla convinzione del regista Augusto Boal che “tutti possono fare teatro, persino gli attori”». L’idea di Boal era quella di restituire il teatro al popolo, facendo riferimento alla corrente di pensiero del filosofo brasiliano Paolo Freire, che ha messo a punto la pedagogia degli oppressi. «L’idea è molto semplice – spiega Italia – nel mondo ci sono oppressori e oppressi e questi ultimi si possono liberare solo con le proprie forze, prendendo coscienza di quella contraddizione attraverso l’educazione popolare».
E attraverso il teatro. Ecco perché le due operatrici a San Berillo punteranno sul teatro forum, mettendo in scena situazioni di oppressione e chiedendo al pubblico di sostituirsi agli oppressi e proporre delle soluzioni per uscire da quella condizione. «Useremo questo metodo per stimolare le persone, studiare il problema in comunità e discuterne insieme». Il tema scelto per il laboratorio, quello della rigenerazione urbana sostenibile, rientra nelle linee del percorso di Trame di quartiere, che opera sulla zona e sulle comunità che ci abitano.
«Quando si lavora all’interno di un quartiere esiste il rischio che l’operazione venga percepita come esterna dalle persone che ci vivono, e potrebbe risultare addirittura controproducente», sostiene l’esperta. Ecco perché il laboratorio punta a coinvolgere testa e corpo dei partecipanti, per creare un prodotto da restituire alla comunità e continuare a discutere insieme, seguendo il metodo della ricerca e del confronto.
I workshop saranno preceduti da un seminario, che si terrà il 17 giugno sempre a San Berillo, tenuto da Giovanni Semi, autore di Gentrification. Tutte le città come Disneyland?, che si confronterà con il pubblico sul tema della rigenerazione urbana. Un momento di riflessione collettiva che metterà in discussione persino il tema della bellezza, percepito come astratto. «Non tutti hanno la stessa idea di bellezza – conclude Mariagiovanna Italia – e per questo diventa fondamentale discuterne insieme, perché un gesto sia comprensibile a tutti e tutti possano goderne».