I viaggi della spazzatura in alcuni casi raggiungeranno i 350 chilometri, mentre i cassonetti restano ancora pieni e i siciliani chiedono conto e ragione ai primi cittadini. E mentre alcuni parlano di «situazione irragionevole», l'Anci annuncia «azioni eclatanti»
Caos rifiuti, i sindaci si ribellano all’ordinanza «Dietro il flop differenziata un disegno preciso»
È la rivolta dei sindaci. I primi cittadini dei piccoli e grandi centri della Sicilia non ci stanno più e davanti all’ordinanza che li obbliga in alcuni casi a conferire anche a 350 chilometri di distanza, come nel caso di Marsala, in provincia di Trapani, si dicono pronti anche ad «azioni eclatanti».
Secondo il primo cittadino di Palma di Montechiaro, Pasquale Amato, che dovrà spedire i rifiuti a Lentini, a soli 140 chilometri da casa, «il sospetto è che si sia permesso di speculare con le discariche e oggi che il sistema discariche è collassato, si voglia fare una nuova speculazione sulla questione dei termovalorizzatori. Ecco perché non si riesce a far decollare la differenziata in Sicilia, è come se dietro ci fosse un preciso disegno».
Secondo Amato, «tutto questo è irragionevole, mentre ancora si fatica a gestire la differenziata. Il problema reale è l’umido, perché gli impianti non sono sufficienti. Per questo sto lavorando alla realizzazione di un piccolo centro di produzione di biogas e compost che sia del Comune di Palma di Montechiaro. Per realizzarlo saranno necessari pressoché gli stessi tempi dell’espletamento della gara per la gestione della differenziata. Si pensa sempre che sia impossibile, ma non ci vogliono secoli, in sette o otto mesi al massimo si può fare».
«Intanto, però, dall’assessorato bisogna trovare una soluzione immediata dal punto di vista tecnico per far ripartire la discarica di Siculiana – sottolinea ancora il primo cittadino di Palma di Montechiaro -. Da due anni siamo bloccati dietro le maglie della burocrazia e non riusciamo ad espletare le gare per la differenziata. Non soltanto qui, molti Comuni hanno lo stesso problema».
Gli fa eco Giangiacomo Palazzolo, sindaco di Cinisi, ad appena 260 chilometri di distanza dalla discarica di Lentini, secondo cui il conferimento in provincia di Siracusa «è solo un ulteriore segno dell’abbandono che noi sindaci soffriamo da parte della Regione. L’assenza di programmazione sul ciclo finale, i termovalorizzatori o qualsiasi altra soluzione, fa aumentare i costi in maniera esorbitante. Se devo scaricare i rifiuti a Bellolampo, che si trova a trenta chilometri da qui, un compattatore può andarci anche due o tre volte al giorno. Se devo invece scaricare a Catania, di compattatori devo usarne tre perché lo stesso mezzo in giornata non può fare più di un viaggio».
Non solo disagi, ma anche costi esorbitanti. «Il nostro Ato ha debiti per milioni di euro – sottolinea Palazzolo -. Non possiamo dunque pagare l’Ato perché i soldi finirebbero nelle casse di altre società creditrici, per cui siamo costretti a pagare gli operai direttamente dal Comune, con continue ordinanze di contingenza e urgenza. Se io non avessi emesso, ogni mese, queste ordinanze a mio rischio, avrei il servizio di raccolta bloccato da tempo. Il sindaco di Carini è un eroe. Il Comune è in default, quindi non può utilizzare un solo euro. Non può dunque pagare i dipendenti dell’Ato con ordinanze come facciamo noi, quindi la città è destinata a finire sommersa dai rifiuti».
«Non è più accettabile – rincara la dose Salvatore Lo Biundo, vicepresidente di Anci Sicilia – il tentativo di banalizzare le problematiche rappresentate dall’Associazione dei comuni, confinandole ad una polemica personale con il presidente dell’AnciSicila e sindaco di Palermo, tentando così di sfuggire alle responsabilità di questa gravissima emergenza finanziaria e igienico sanitaria, in atto sul fronte dei rifiuti, attraverso una sterile polemica politica».
«È vero che i Comuni nel tempo sono stati deficitari nell’avvio della differenziata, – ammette ancora il sindaco di Avola, Luca Cannata – ma è pur vero che gli strumenti messi a disposizione dalla Regione non sono mai stati adeguati, né adeguati sono stati gli incentivi e l’impiantistica».
«È una situazione paradossale – spiega Antonio Rini, sindaco di Ventimiglia di Sicilia – che vede schierato da un lato il sindaco sceriffo che per fare una raccolta differenziata adeguata è costretto a usare anche il pugno di ferro con delle multe pesanti e sistemi di videosorveglianza. Ma il risparmio accumulato da questo tipo di politica viene del tutto vanificato se quel poco di rifiuto indifferenziato prodotto deve essere scaricato a chilometri di distanza. Voglio fare notare all’assessore Contraffatto che anche se i Comuni arrivassero alle percentuali di raccolta differenziata imposte dalla legge, i cittadini non vedranno il benché minimo risparmio finché mancherà un’impiantistica adeguata per il conferimento di rifiuti differenziati». Insomma, il partito dei sindaci non ha nessuna intenzione di fare un passo indietro. L’assessorato invita alla collaborazione, ma dai primi cittadini non arrivano certo segnali di dialogo.
«La gente non conosce Crocetta, non conosce Renzi, conosce il sindaco – conclude il primo cittadino di Cinisi -. Ieri mi sono ritrovato con una ventina di operai dell’Ato arrabbiati per il ritardo nell’emissione dell’ordinanza di contingenza e urgenza per il loro pagamento. Non si chiedono perché l’Ato non li paga, se la prendono con il sindaco perché i sindaci sono quelli che ci mettono la faccia».