Maniaci, l’attacco della Procura «Non ci serve la sua antimafia»

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Pino Maniaci sfruttava il mezzo televisivo, la professione giornalistica e la sua notorietà per affermare il proprio potere sul territorio». Usa parole pesanti il procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, nel raccontare l’inchiesta che vede coinvolto il direttore di Telejato, venuta fuori nell’ambito delle indagini che hanno portato all’operazione che ha sferrato stamattina un duro colpo al mandamento mafioso di Partinico. A spostare la lente degli investigatori sul giornalista una telefonata al sindaco di Borgetto, Gioacchino De Luca, l’11 giugno del 2014, intercettata dai carabinieri impegnati nell’indagine sulla mafia locale. Qui sarebbe avvenuta la prima richiesta estorsiva documentata. Somme di poche centinaia di euro, che hanno spinto tuttavia gli inquirenti a includere nell’inchiesta anche l’icona dell’antimafia, che in un incontro con il primo cittadino avrebbe prospettato lo scioglimento del Consiglio comunale per mafia. «Il Prefetto ha una relazione pronta per mandarla al Ministero dell’Interno, per mandarvi tutti a casa» diceva il direttore di Telejato a De Luca, secondo quanto documentato da un’intercettazione. Poi la richiesta: «Mi servono 466 euro che devo andare in banca».

Più singolare il caso di
Partinico. Maniaci avrebbe esercitato pressioni sul sindaco Salvatore Lo Biundo per fare assumere una donna, con cui il giornalista avrebbe avuto una relazione. «La persona in questione – spiega il procuratore aggiunto Vittorio Teresi – aveva un contratto a termine scaduto. Le pressioni sono state tali che consiglieri e giunta si sono autotassati per consentire alla donna di continuare a lavorare in nero». Al direttore di Telejato è stato imposto il divieto di dimora nelle province di Palermo e Trapani. «Abbiamo ritenuto necessario il provvedimento cautelare – continua Lo Voi – per allontanare Maniaci da un territorio su cui poteva continuare a esercitare il suo potere». Un vero e proprio delirio di onnipotenza quello attribuito dalla Procura al giornalista, che si sarebbe servito delle sue conoscenze nel mondo della politica e della magistratura per elevare la propria figura. «Ora sono intoccabile» avrebbe dichiarato dopo aver ricevuto il premio di Reporter senza frontiere che lo annoverava tra i cento eroi dell’informazione. 

I magistrati usano toni aspri nel commentare la condotta di Maniaci e rigettano qualsiasi ipotesi di una possibile loro
vendetta nei suoi confronti. «L’inchiesta è nata nei mesi scorsi – Aveva detto lo stesso Pino Maniaci a MeridioNews subito dopo la notizia dell’indagine – per bloccare la nostra campagna di stampa contro la gestione dei beni confiscati da parte dell’ex presidente delle misure di prevenzione del Tribunale di Palermo Silvana Saguto». Tesi fortemente contestata dal procuratore capo, che replica duramente: «Voglio precisare che queste indagini sono sorte nel 2014, molto prima dei fatti a cui fa riferimento Maniaci. Dalle sue parole è emerso un profondo disprezzo nei confronti delle istituzioni, dalla Dia, alla magistratura fino ai carabinieri di Partinico» conclude Lo Voi, a cui fa eco Vittorio Teresi: «Non ci serve l’antimafia del signor Maniaci. A noi interessa il lavoro pulito di chi si impegna senza pensare ai propri interessi personali».


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