Prime pene per alcune delle persone ritenute di fare parte del sistema di comunicazione con il quale il latitante continua a guidare Cosa nostra. Gli imputati avevano scelto il rito abbreviato. Tra loro anche Domenico Scimonelli, imprenditore che avrebbe reinvestito i capitali all'estero del boss
Ermes, i postini di Matteo Messina Denaro Condanne a 80 anni per sei degli arrestati
Si è concluso con una condanna complessiva a 80 anni di carcere il primo atto del processo Ermes. Nato dall’omonima operazione del 3 agosto 2015 – quando a essere arrestate furono undici persone ritenute anelli del sistema di comunicazione tramite cui il boss latitante Matteo Messina Denaro comunica dal luogo della latitanza – la sentenza riguarda sei di loro che hanno chiesto il rito abbreviato.
Il gup di Palermo Walter Turturici ha condannato a 17 anni Domenico Scimonelli, imprenditore che avrebbe reinvestito i beni del capo di Cosa nostra anche all’estero, Pietro Giambalvo e Michele Gucciardi. Pena a 12 e 13 anni, invece, per Michele Terranova e Vincenzo Giamabalvo. Per tutti loro, l’accusa era di associazione mafiosa. Quattro anni di carcere, infine, per Giovanni Loretta, accusato di favoreggiamento.
L’inchiesta dell’estate scorsa fece luce sulla cosiddetta rete dei postini che servivano Messina Denaro. Al centro di essa Vito Gondola, boss 77enne già condannato per associazione mafiosa e ritenuto alla guida della famiglia di Mazara del Vallo. Per comunicare veniva utilizzato il vecchio sistema dei pizzini, che venivano sigillato per mezzo di uno scotch. Luogo di smistamento dei messaggi, che partivano ogni due settimane, una masseria nei dintorni di Mazara.
A essere arrestati nell’operazione furono, oltre ai già citati, anche Leonardo Agueci, Ugo Di Leonardo, Sergio Giglio e Giovanni Mattarella. Per loro – così come per Gondola – il processo si svolge con rito tradizionale.