Il j'accuse del coordinamento Rsu: «La media nei Liberi consorzi è al di sotto di quella imposta dal Viminale, il vero problema è l’assenza di manutenzione nei 10mila chilometri di strade, nelle 500 scuole, per non parlare dei servizi turistici e delle questioni ambientali irrisolte». In totale 4.359 unità, precari esclusi
Province, sindacati in rivolta su numero dipendenti «In linea con i dati nazionali, ma mancano i servizi»
I dipendenti delle ex Province non ci stanno. Dopo gli ennesimi dati tirati fuori dalla Corte dei Conti – e commentati pressoché da tutti i politici siciliani – i sindacati dei Liberi Consorzi rendono noti i numeri del personale in servizio negli enti intermedi. Un lavoro certosino, Provincia per Provincia, ufficio per ufficio, «tutti dati certificati – ci tengono a precisare – per fare un po’ di chiarezza sui numeri». Secondo la magistratura contabile, infatti, i dipendenti delle Province sarebbero 5710, mentre stando ai numeri forniti dai sindacati si fermerebbero a 4359, ai quali vanno sommati i 547 precari in servizio. Di questi, soltanto 33, secondo i dati in possesso delle rappresentanze sindacali, sarebbero i dirigenti, ben al di sotto dell’1 per cento del totale del personale.
Secondo il documento redatto dalle sigle sindacali, in totale nelle nove province siciliane si contano 4.359 dipendenti, tra cui 33 dirigenti, a cui si aggiungono 547 precari. La Provincia col maggior numero di dipendenti è Palermo, con 857 lavoratori, di cui sette inquadrati come dirigenti. Segue Messina, con 804 dipendenti, di cui tre dirigenti, ai quali si aggiungono 96 precari. A Catania si contano invece 605 dipendenti, di cui sette dirigenti, più 37 precari, mentre sono 533 i funzionari in servizio a Siracusa (due i dirigenti, nessun precario) e 472 ad Agrigento, tra cui si contano sei dirigenti, e ai quali si sommano 132 precari. Ancora, 350 sono i dipendenti a Ragusa (quattro i dirigenti, nessun precario), 292 a Caltanissetta (due dirigenti, nessun precario) e 250 a Trapani, di cui un dirigente, a cui devono però essere sommati 178 precari. Sotto la soglia di 200 (196) i dipendenti a Enna, tra i quali un solo funzionario, ai quali vanno aggiunti 104 precari.
«È la riprova – dicono Saverio Cipriano e Maurizio Magro Malosso, in rappresentanza del Coordinamento regionale Rsu – che i dipendenti sono molti di meno, rispetto ai numeri letti negli scorsi giorni. Cifre, tra l’altro, destinate a scendere, se si considera che, visto il piano pensionamenti, a fine anno saranno molti meno e nell’arco di quattro, massimo cinque anni saranno dimezzati».
Ma c’è di più. Secondo i sindacati, infatti, «i parametri del ministero dell’Interno sulle assunzioni e sul numero dipendenti impongono che si arrivi alla proporzione di un dipendente ogni mille abitanti. Ebbene, qui in media, ci assestiamo intorno a 0,85 dipendenti per mille abitanti. Proporzione che arriva comunque a 0,96 se si aggiungono i precari. E poi non è difficile capire che il problema delle Province non sono i loro dipendenti, basti vedere che il solo Comune di Palermo conta oltre settemila dipendenti a tempo indeterminato, ai quali andrebbero aggiunti i precari».
«Non è il personale il problema come stigmatizzato dalla Corte dei Conti – concludono i sindacalisti -, ma i servizi che mancano. L’assenza di manutenzione nei 10mila chilometri di strade di competenza delle Province, nelle 500 scuole provinciali, sono i servizi turistici inesistenti, le questioni ambientali irrisolte. I dipendenti delle Province non aspettano altro se non di essere messi nelle condizioni di fare il proprio lavoro. Per questo chiediamo la riqualificazione del personale e il rilancio dei servizi, perché così a pagare è solo il cittadino, che in questo momento paga tutte le tasse alle massime aliquote, senza ricevere servizi in cambio».