Dopo le 75 aziende iscritte a loro insaputa a Siracusa, spuntano nuovi casi tra cui quello del presidente dei giovani di Confindustria Catania. Le nuove anomalie sono state trattate durante una conferenza stampa dove però era assente Ivan Lo Bello, indagato dalla procura di Potenza per associazione a delinquere
Affare Camere unificate, ancora iscrizioni fantasma Perdichizzi: «La mia azienda tra le 50 negli elenchi»
Cinquanta aziende iscritte a loro insaputa a gruppi datoriali. È questa l’ultima denuncia delle trenta associazioni di categoria capeggiate da Confindustria, nell’affare per la conquista delle poltrone nella nuova Camera di commercio accorpata di Catania, Siracusa e Ragusa. Unificazione voluta dal ministero per lo Sviluppo economico e terreno di scontro aperto con il gruppo di Confcommercio Sicilia, guidato dall’imprenditore Pietro Agen. Dopo le 75 iscrizioni anomale di Siracusa c’è un nuovo caso destinato a far discutere e che promette ulteriori sviluppi. Nel calderone delle imprese ignare sarebbero finite diverse cooperative ma anche la società del presidente di Confindustria giovani Antonio Perdichizzi. «Mi sono ritrovato nell’elenco di Confcommercio senza una mia disposizione – spiega l’industriale -. Si tratta di un falso assoluto che mi lascia stupito».
Si tratta di un falso assoluto che mi lascia stupito
Nell’elenco di presunte irregolarità, stranezze e violazioni finiscono anche altri passaggi della gestione dell’indiziato numero uno: il commissario ad acta Alfio Pagliaro. Il burocrate, segretario della Camera di commercio di Catania, è stato nominato alla fine del 2015 dall’ex ministra Federica Guidi per traghettare gli enti nell’accorpamento, ed è recentemente finito sotto inchiesta dalla procura etnea per abuso d’ufficio. Tra coloro che intervengono nella conferenza stampa di oggi per elencare i nodi al pettine ci sono i presidenti degli industriali etnei e ragusani Domenico Bonaccorsi ed Enzo Taverniti. Il grande assente attorno al tavolo della sede di viale Vittorio Veneto è però Ivan Lo Bello. Presidente di Unioncamere e vertice della Camera di Siracusa indagato dalla procura di Potenza per associazione a delinquere nell’inchiesta sulla gestione di un pontile nel porto di Augusta.
La lotta ruota tutta attorno all’assegnazione dei seggi del nuovo ente accorpato. Poltrone che fanno rima con potere e che verranno spartite in base alle imprese iscritte nei vari enti datoriali. Secondo Confindustria, nonostante a Catania il numero delle imprese si sia ridotto con un saldo negativo di oltre duemila unità, quelle dichiarate dalle associazioni sarebbe aumentato di quasi diecimila. Una discrepanza che viene attribuita principalmente a Confcommercio: «Abbiamo scoperto che questi aumenti sono attribuibili per il 57 per cento al gruppo avverso a noi e per il 31 per cento alle fantomatiche associazioni Fapi ed Euromed». Quest’ultime già emerse nella vicenda delle iscrizioni fantasma a Siracusa e che hanno avuto un boom di adesioni negli ultimi anni nonostante, lamenta Confindustria, la scarsa presenza nel territorio della Sicilia orientale.
Pagliaro ha agito senza trasparenza
Il dito viene puntato contro Pagliaro anche per come avrebbe attuato gli accertamenti, dopo le indicazioni dell’assessorato regionale che aveva disposto controlli su tutte le iscrizioni nelle liste. «Il commissario ha fatto accertamenti sul 30 per cento senza rendere conto con atti amministrativi – incalza Taverniti – Dopo aver completato questa fase ha comunicato ad alcune associazioni l’estensione dei controlli con termini di cinque giorni per visionare migliaia di posizioni e controllare i documenti per dimostrare le effettive adesioni e il pagamento dei contributi associativi».
Nella spinosa vicenda dell’unificazione delle Camere in Sicilia, finita anche sul tavolo della commissione regionale Antimafia, lo scontro non si combatte soltanto a Catania e dintorni. A Palermo a suon di denunce c’è una lotta serrata tra Patrizia Di Dio di Confcommercio e Alessandro Albanese, presidente di Confindustria nel capoluogo siciliano e uomo indicato come vicino ad Antonello Montante. Il nome dell’ex paladino dell’antimafia indagato per concorso esterno a Cosa nostra compare anche tra le pagine dell’inchiesta di Potenza che riguarda Lo Bello e Gianluca Gemelli. Il compagno dell’ex ministra Federica Guidi, come riporta l’edizione odierna di Repubblica, si sarebbe attivato anche nell’affare accorpamento Camere di Caltanissetta, Agrigento e Trapani. La ministra avrebbe ricevuto un sms in cui il compagno la invitava «a sentirsi con Antonello prima di firmare il decreto» di unificazione. Il nodo, secondo i magistrati, sarebbe stata la conferma di Montante alla guida della Camera di commercio nissena per traghettarla fino all’accorpamento.