Di nuovo un incontro partecipatissimo per parlare dello stato dei teatri cittadini. Stavolta, però, le istituzioni comunali erano presenti. Da una parte Enzo Bianco e Orazio Licandro, dall'altra attori, registi e direttori artistici. Il fil rouge dell'intero evento la collaborazione tra Comune e istituzioni artistiche
Bianco a confronto con il mondo della cultura «Fondere insieme i teatri Massimo e Stabile»
Il secondo round che vede sul ring amministrazione comunale da una parte e operatori teatrali dall’altra si è svolto ieri pomeriggio al Palazzo Centrale dell’università di Catania. Ed è terminato con una proposta del sindaco Enzo Bianco: la fusione di teatro Massimo e teatro Stabile. Ancora una volta un campo neutro e aperto a tutti, ancora una volta una sala che nel giro di poco si è riempita – per poi risvuotarsi quando, dopo due ore e tre interventi, le persone hanno intuito che non ci sarebbe stato tempo per un dibattito – lasciando parte del pubblico in piedi. Pubblico dal quale risultano assenti, però, i tre professori – Antonio Di Grado, Fernando Gioviale e Luciano Granozzi – promotori del primo incontro sul delicato tema del teatro a Catania e del rapporto che questo ha con le istituzioni.
«Qualcuno chiede che la politica faccia un passo indietro, io dico di farne tre in avanti», afferma l’assessore alla Cultura Orazio Licandro. Al quale replica Orazio Torrisi, direttore del teatro Brancati: «La politica non deve fare né un passo indietro né uno in avanti, deve camminare accanto alle realtà culturali», sostiene Torrisi. La proposta è quella di una collaborazione tra enti della cultura e amministrazione pubblica: una vasta rete di supporto che diventa il fil rouge dell’intero evento. Del resto, come dice la professoressa Ilde Rizzo, «è la somma che crea valore». Anche perché «altrimenti si muore», arringa Roberto Grossi, sovrintendente del teatro Massimo Bellini. Ma Grazia Pulvirenti dell’associazione Ingresso libero porta l’esempio del teatro Macchiavelli, che va avanti, da un’idea di Lamberto Puggelli, senza finanziamenti pubblici, solo con la libera offerta di chi assiste agli spettacoli. Molti interventi hanno affrontato il tema dell’apertura alla città e della collaborazione tra pubblico e privato e tra enti. «È indispensabile mettere la ricerca a disposizione dei cittadini», dice il direttore Ibam Cnr (Istituto beni archeologici e museali) Daniele Malfitana. Ed è d’accordo Maria Rosa De Luca, docente di Storia della musica, secondo cui la ricerca deve essere «messa in rete e condivisa attraverso gli strumenti digitali a disposizione».
«Crediamo nella collaborazione con le associazioni culturali – dice la sovrintendente ai Beni culturali Fulvia Caffo – e sono state tante negli ultimi anni le iniziative in questa direzione». Per il rettore dell’ateneo etneo Giacomo Pignataro la cultura deve essere il collante della comunità. «Dobbiamo portare i giovani a teatro – commenta – è sconcertante entrare e vedere solo capelli bianchi». La sinergia con le istituzioni per Virgilio Piccari, direttore dell’Accademia di Belle arti, «è importante per arrivare a risultati che da troppi anni si aspettano». «Dobbiamo stare uniti in un progetto», conferma l’attore Vincenzo Pirrotta. Davide Foti, sindacalista Cgil, pone invece l’attenzione sui lavoratori che nonostante non vengano pagati continuano a tirare su il sipario e andare in scena. «Danno valore aggiunto a questo territorio. Il teatro non è un industria e non può vivere solo di abbonati». In questa nuova occasione di dibattito ha avuto modo di dire la sua anche Giovanni Anfuso, nuovo direttore artistico del teatro Stabile, più volte chiamato in causa durante il precedente incontro a cui non era presente. «Con il festival iArt abbiamo sperimentato l’alleanza tra istituzioni pubbliche e private e i risultati sono sotto gli occhi di tutti».
Al sindaco Enzo Bianco è toccato fare la summa di quanto emerso negli interventi precedenti. «Si è fatta una gran confusione sul fatto che l’amministrazione debba fare passi avanti o passi indietro», scherza per rompere il ghiaccio. Il sindaco si è impegnato a rendere fissi gli incontri sull’argomento e presentare tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno i risultati alla città. «Non è vero che Catania è in condizioni disastrose – si difende – ha conosciuto momenti difficili ma sta ritrovando nuove occasioni di protagonismo». E sulla scelta di Anfuso risponde: «Abbiamo avuto la percezione che sia una persona con competenze artistiche e capacità manageriali. Lo dovremo accompagnare e aiutare in questo delicato percorso». «Fare squadra è un concetto che mi piace molto – dice per riprendere il tema caro ai presenti – perché senza non si ottengono risultati». E propone di fondere in un’unica istituzione e due direzioni artistiche le realtà teatrali cittadine, il Massimo e lo Stabile. «Catania è una città viva e pulsante – conclude Bianco – che può tornare a essere orgogliosa e protagonista».