Fortuna che Step1 non prende un centesimo!

Il governo taglia i fondi all’editoria del 50% a partire dal 2009. È quanto ha dichiarato ieri il Sottosegretario con delega all’editoria Paolo Bonaiuti in audizione al Senato. «Il taglio c’è – ha spiegato Bonaiuti – ma rientra nelle manovre di risparmio che si stanno facendo in tutti i settori. Il Governo ha infatti deciso di rispettare gli impegni di finanza pubblica presi in Europa senza aumentare le tasse». «L’editoria è il mio settore – ancora Bonaiuti – provo dolore nel vedere un posto di lavoro in meno, come un operaio soffre se vede chiudere un pezzo della catena di montaggio». Bonaiuti ha però voluto precisare che il Governo pagherà i contributi per il 2007. «Non vogliamo penalizzare chi è in corso d’opera – ha dichiarato Bonaiuti – intendiamo fare il pagamento al 100% dei contributi o comunque il più vicino possibile al 100%». Il Sottosegretario ha anche spiegato che a fronte dei 192,75 milioni di euro in cassa ce ne sono soltanto 113 e ha sottolineato che il Governo, per raggiungere la somma che manca, attingerà da «altri cespiti della Presidenza del Consiglio».


Dunque dopo il decreto Tremonti dello scorso luglio – che ha stabilito la “soppressione del diritto soggettivo dei contributi pubblici all’editoria, con i fondi che verranno erogati in base all’andamento dei conti dello Stato”, ecco che giunge puntuale la stangata della manovra Finanziaria. Cinghie strette per molti: giornali editi in cooperativa, non profit e politici. Diverse aziende hanno annunciato lo stato di crisi, Mediacoop (l’associazioni delle cooperative editoriali e della comunicazione), nei giorni scorsi ha sottolineato che “il taglio del Governo comporterebbe la morte per 81 testate mettendo in forte rischio la pluralità dell’informazione”, Franco Siddi, segretario della Fnsi (Federazione nazionale della stampa), si è detto “favorevole per ad un nuovo regolamento che disciplini i finanziamenti  pubblici, ma accompagnato da investimenti nel settore che sostengano innovazione, sviluppo e occupazione”. I giornali di partito sono sul piede di guerra. E il fronte comune vede “marciare assieme” giornali schierati a destra e a sinistra: dal Manifesto a Secolo d’Italia, da Liberazione alla Padania, dall’Unità ad Avvenire.

Le cifre dell’operazione di “taglio” si aggirano attorno ai 120 milioni di euro in meno nel fondo globale per il settore (contributi diretti, indiretti, rimborsi tariffari e postali, e agenzie di stampa). Rimangono, così, circa 261 milioni da destinare all’editoria italiana il prossimo anno. Cifra che, secondo quanto sostiene il senatore del Partito Democratico Luigi Zanda, «è fortemente insufficiente». Il Senatore del Pd che ha definito i tagli decisi dal governo «drammatici» e «possibile causa di numerose chiusure di testate e cooperative», ha stimato le esigenze economiche dell’editoria nostrana «in non meno di 500 milioni: 190 di interventi diretti e 300 di interventi indiretti come ad esempio i contributi alle Poste per le vendite dei quotidiani in abbonamento». Dunque punto di non ritorno per l’editoria italiana. La manovra del Governo sembra davvero penalizzare le piccole realtà esistenti e scoraggiare quelle che erano in procinto di prendere forma (proprio grazie al supporto dello Stato). Lo scenario del 2009, dunque, è fortemente minacciato da nuvole nere per l’editoria. Beppe Grillo avrà stappato una bottiglia di champagne?


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