Il tribunale del Riesame si è espresso sulla custodia cautelare a carico dell'imprenditore. Accusato da Giuseppe Laudani, pentito della famiglia mafiosa che porta il suo cognome, di essere stato «a disposizione». I giudici delle libertà adesso hanno disposto la scarcerazione. Tra 45 giorni sarà reso noto il perché
I vicerè, torna in libertà l’ex dj giarrese Nino Puglia La difesa: «Dichiarazioni di Laudani non verificate»
Due settimane fa il ricorso al tribunale del Riesame e oggi la risposta: Nino Puglia, il Briatore della costa ionica, è tornato in libertà. A renderlo noto sono gli avvocati Luca Blasi e Giovanni Spada, che difendono l’ex dj arrestato tre settimane fa nell’ambito dell’operazione I vicerè, della procura di Catania. Puglia, gestore di alcune delle più note discoteche taorminesi, è accusato dai magistrati di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo la ricostruzione contenuta nell’ordinanza di arresto, avrebbe chiuso un occhio di fronte allo spaccio di droga nelle sue discoteche e avrebbe permesso che il sistema di sicurezza all’interno dei locali venisse effettuato da uomini vicini alla famiglia mafiosa dei Laudani. «A nostro avviso mancavano le esigenze cautelari – spiega il legale Luca Blasi – E le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Laudani non risultavano riscontrate né dagli interrogatori di altri collaboranti, né dalle indagini effettuate».
Tra 45 giorni, quando saranno depositate le motivazioni del tribunale delle libertà, saranno resi noti i motivi per i quali i giudici hanno disposto la scarcerazione di Puglia. Che era detenuto, assieme ad altri 12 indagati della stessa operazione, all’interno del carcere di Messina Gazzi. «Sia la procura sia il giudice per le indagini preliminari hanno concordato – prosegue Blasi – che il mio assistito si trovasse nella cosiddetta zona grigia, quella in cui è difficile dimostrare il limite tra l’essere colluso e l’essere una vittima». È il campo di applicazione del concorso esterno in associazione mafiosa, il reato più discusso del momento. Anche a causa dell’originale interpretazione che ne ha dato la magistrata Gaetana Bernabò Distefano nelle motivazioni con le quali ha prosciolto dalla stessa accusa l’editore etneo Mario Ciancio Sanfilippo.
«È doverosa una premessa – precisa il difensore di Nino Puglia – Io ritengo sempre, così come giurisprudenza consolidata vuole, che il concorso esterno sia un reato la cui esistenza è acclarata». Sgomberato il campo da ogni dubbio, però, per Luca Blasi va sottolineato che «è un’accusa difficile da dimostrare. Anche perché spesso gli imprenditori si trovano costretti ad avere a che fare con la criminalità organizzata, soprattutto in Sicilia». Un’affermazione sul concetto generale e non certo legata alla situazione del suo cliente, «che è tutta ancora da discutere».
L’imprenditore giarrese, nel corso dell’interrogatorio di garanzia – avvenuto nel Messinese -, ha scelto di rilasciare dichiarazioni spontanee. «Si è detto completamente estraneo ai fatti», sostiene Luca Blasi, che è anche consigliere della Camera penale etnea. «Puglia ha ammesso che il suo locale era frequentato da quelle persone – continua il legale – Così come era frequentato da tanta altra gente. Ha sottolineato, inoltre, di essere sempre stato contrario a quelle determinate forme di criminalità e di aver sempre contattato le forze dell’ordine ogni volta che ha visto droga girare nelle sue discoteche». A essere stati allertati dal gestore di locali notturni sarebbero stati i carabinieri di Taormina e la guardia di finanza di Messina. «Le prove di quanto affermato saranno eventualmente prodotte nel corso delle indagini difensive», dice l’avvocato.
«Quando noi abbiamo preso le discoteche, nel 2004, io avevo allacciato subito i rapporti con Nino Puglia», aveva raccontato alla procura di Catania Giuseppe Laudani, primo e unico pentito di sangue della famiglia. «Sulla conoscenza con il collaborante, il mio assistito non ha rilasciato dichiarazioni», continua il difensore. Adesso i prossimi passaggi giudiziari prevedono l’avviso di chiusura delle indagini, che probabilmente sarà depositato dopo le motivazioni del Riesame. I magistrati potranno poi scegliere di fare ricorso in Cassazione. A quel punto, comunque, dovranno decidere se richiedere l’archiviazione dell’accusa oppure il rinvio a giudizio. In quest’ultimo caso il volto numero uno della movida ionica dovrà affrontare un processo.