Dopo almeno sette mesi di dialogo, adesso la situazione è diventata rovente. Gli ultimi due incontri erano avvenuti a dicembre e a gennaio. Poi, denunciano i rappresentanti di categoria, il nulla. Da lì l'autoconvocazione sfociata nella protesta. All'arrivo delle forze dell'ordine gli operai hanno deciso di andare via
Coime, è scontro tra gli operai e il Comune Occupati uffici di via Ausonia: «Ora risposte»
Protesta degli operai del Coime che hanno occupato questa mattina gli uffici del Polo tecnico del Comune in via Ausonia. Chiedono il riconoscimento degli aumenti salariali stabiliti da un sentenza della Consulta dopo i ricorsi presentati dalle organizzazioni dei lavoratori sul blocco della contrattazione nel pubblico impiego. All’arrivo delle forze dell’ordine hanno sospeso la protesta, dandosi appuntamento all’assemblea generale convocata il prossimo 4 marzo.
Dopo almeno sette mesi di dialogo aperto con il Comune, adesso la situazione è diventata rovente. Gli ultimi due incontri erano avvenuti a dicembre e a gennaio. Poi, denunciano i rappresentanti di categoria, il nulla. I sindacati attraverso i suoi rappresentanti Francesco Piastra, Antonio Cirivello e Ingrazio Baudo della Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, avevano deciso per oggi l’autoconvocazione di una delegazione dei lavoratori negli uffici comunali, sfociata poi nell’occupazione.
«Le ragioni sono chiare: i lavoratori non hanno avuto adeguamenti salariali dal 2010. Il motivo per cui oggi si è arrivati all’occupazione degli uffici comunali è che volevamo ricevere un segnale di attenzione da parte dell’amministrazione che non è arrivato. Solo ieri è arrivata la convocazione ufficiale per l’11 marzo. Una comunicazione tardiva che non ha permesso di sciogliere le riserve e l’autoconvocazione era già in stato avanzato».
Sono circa 950 gli operai del Coime, che si occupa di lavori di manutenzione per il Comune. Secondo stime dei sindacati l’adeguamento per sei mesi delle retribuzioni peserebbe sulle casse comunali per circa 2,5 milioni di euro. «Chiediamo – aggiungono i sindacalisti – un’assunzione di responsabilità, come già fatto da altre amministrazioni. La Consulta ha riconosciuto l’illegittimità dello stop della contrattazione nel pubblico impiego dal 2010».