L’azienda che sta realizzando il raddoppio del passante ferroviario ha presentato alla Regione i documenti per ottenere la valutazione d’impatto ambientale. Col via libera si scaveranno gli ultimi metri della galleria minacciata dall’acqua. Il piano prevede la creazione di uno spazio pedonale attrezzato. Guarda le foto
Vicolo Bernava, ecco il progetto della Sis Giardino al posto degli edifici da abbattere
La Sis rende pubblici tramite il sito internet dell’assessorato regionale al Territorio e ambiente i progetti per la demolizione e la successiva sistemazione degli edifici di vicolo Bernava, compromessi dai tentativi di scavo della galleria per il raddoppio del passante ferroviario. Appena 60 metri di lunghezza che – complice la presenza di una falda acquifera e diversi tipi di terreno – bloccano il completamento della maxi tratta A dell’opera, da Roccella alla stazione Notarbartolo. L’azienda, che attualmente sta impiegando oltre 800 operai nelle tratte B Notarbartolo-La Malfa e C La Malfa-Carini, ha presentato il progetto definitivo all’assessorato – il termine per le osservazioni scadrà il 14 marzo – affinché venga sottoposto alla valutazione d’impatto ambientale. Dopo l’approvazione, seguiranno la stesura del progetto esecutivo e della cantierizzazione. Considerato che l’infrastruttura è ritenuta di interesse strategico nazionale, le stazioni appaltanti Rfi e Italferr hanno potuto rivolgersi direttamente alla Regione, scavalcando il Comune che a lungo si era detto contrario alla demolizione degli edifici. Anche se servirà comunque un passaggio a Sala delle Lapidi per un parere obbligatorio ma non vincolante.
Nello specifico, gli elaborati descrivono fase per fase tutti gli interventi che interesseranno sette edifici dell’isolato compreso tra le vie Serpotta, Pacini e vicolo Bernava. Due verranno consolidati, gli altri cinque – che insistono sul vicolo e che da tempo sono stati sgomberati – saranno abbattuti. Dei 60 metri mancanti, circa 20 saranno scavati da sotto, dal lato del cantiere di via Imera (dove sorgerà la futura stazione Papireto). Il resto sarà liberato dall’alto, lavorando all’interno di un pozzo di diaframmi. La prima fase sarà appunto la decostruzione degli edifici, ovvero una demolizione pezzo per pezzo, a partire dal tetto. Si passerà poi al consolidamento del terreno sotto le palazzine abbattute, la realizzazione delle paratie verticali, il drenaggio della falda, la costruzione del fondo e della volta della galleria artificiale, e infine la copertura e la sistemazione finale dell’area. Nel complesso i lavori dureranno 16 mesi ed è prevista la movimentazione di circa 18mila metri cubi di terreno, che verrà spostato nell’area di cantiere di via Imera, con cinque camion al giorno che faranno questo percorso di circa un chilometro: via Pacini, via Lo Forte, corso Finocchiaro Aprile, corso Alberto Amedeo, via Lascaris, via Imera.
Tra i documenti è prevista una prima ipotesi sugli indennizzi per gli espropri nei confronti dei 62 proprietari. E la descrizione di come sarà l’area una volta terminati i lavori, ovvero un giardino pubblico. I circa 1.150 metri quadrati riprenderanno il perimetro delle palazzine demolite e saranno separati dalle corti interne degli edifici superstiti dell’isolato da un muro di quattro metri d’altezza, che presenterà comunque dei cancelli per accedere agli spazi comuni. Ci sarà uno spazio pedonale attrezzato pavimentato con pietra di Billiemi, dotato di panchine – anche queste in pietra – e alberi alternativamente di melograno e oleandro, oltre a una zona verde polifunzionale adibita anche a parco giochi. Tutta l’area sarà delimitata da dissuasori per impedire l’accesso alle auto.