L'ex Magnifico di Unipa potrebbe essere uno degli uomini del destino reclutati da Davide Faraone. Una storia che riporta alla mente un'altra candidatura, quella di Francesco Musotto, stoppato da Marcello Dell'Utri nel lontano 2001 perché giudicato troppo borghese
Da Cuffaro a Faraone il riciclator cortese Lagalla L’ex rettore nome forte per la poltrona di sindaco
Che sia un riciclato o un riciclator cortese di opportunità politiche, affiorate da più parti, Roberto Lagalla potrebbe essere uno degli uomini del destino reclutati da Davide Faraone, che si affanna alla ricerca del miglior candidato sindaco possibile di Palermo. Una storia che riporta alla mente quando, alcuni anni fa, Leoluca Orlando si dimise per correre alle elezioni regionali contro Salvatore Cuffaro e il centro-destra era alla ricerca di un nome per la città. In quei giorni Francesco Musotto, all’epoca presidente della Provincia regionale di Palermo, guardava già alla poltrona di prima cittadino e rilasciò all’edizione locale di Repubblica l’intervista: La Palermo che vorrei. Una scelta che si rivelò sbagliata, ma che col senno di poi non cambiò le cose.
Negli stessi giorni, mentre tutti pensavano che fosse Gaetano Armao il candidato di Forza Italia, pare che Marcello Dell’Utri tuonasse più o meno così in una riunione riservata a pochi intimi: «Il sindaco di Palermo deve essere preso fuori dagli schemi, fuori da questa borghesia palermitana che non ha fatto mai niente». Quasi un veto alla candidatura di Musotto. Forse gli epiteti usati dal consigliere di Berlusconi, europarlamentare e big di Forza Italia, furono ancora più coloriti ed espliciti. Di certo c’è che Gianfranco Miccichè, presente a quella riunione, decise di piazzare la stoccata decisiva, spendendo il nome di Diego Cammarata. Il resto, più o meno, è storia. Dell’Utri insomma era contrario a un sindaco italo forzista, Gonzaghino e di estrazione cattolica. Amico dei gesuiti ed espressione di quelle famiglie palermitane da cui proviene, per esempio, la candidatura autorevole e unanime di Sergio Mattarella al Quirinale.
Oggi, se nel suo peregrinare da un’area all’altra della politica siciliana l’ex rettore dell’università di Palermo si fosse trovato davanti l’espressione severa e aggrottata di Marcello Dell’Utri, probabilmente non avrebbe avuto scampo. Ma i tempi cambiano e le cose succedono (e non succedono) solo per caso. Roberto Lagalla, curriculum da liceale da fare paura, prima ancora di intraprendere una brillante carriera accademica che lo ha portato a scalare tutte le tappe universitarie fino al rettorato, studia da sindaco, e nei ritagli – pochi – di tempo, anche da presidente della Regione. Impastato di politica, ma accorto nel selezionare le opportunità. Dopo aver finito quest’estate il suo mandato da rettore, incontrando uno degli emissari che nella politica regionale dei rimpasti di governo sempre aperti lo aveva contattato per sondarlo, pare abbia risposto: «Io assessore alla Regione? Ho già dato».
La libera interpretazione di chi riferì la risposta di Lagalla era che lo stesso potesse dare la disponibilità solo per fare il ministro o il candidato alla presidenza della Regione. Se questa premessa risultasse corretta, il Faraone-pensiero per la corsa a sindaco risulterebbe vanificato. Se invece la saggezza dell’uomo di pensiero, unita a quell’aria sorniona che sa tanto di Clubino del mare, dovesse portare Lagalla a un ripensamento si potrebbe anche verificare lo scontro fratricida con Leoluca Orlando. Sì, perché i due sono anche molto amici. E se da un lato Orlando ha sempre avuto modo di scansare sulla sua strada – per circostanza ed evenienze – Francesco Musotto, stavolta con Lagalla potrebbe non avere la stessa sorte. Una bella rimpatriata a cui parteciperebbe tutta Palermo. Al voto.