Un gruppo di migranti attende così di poter lasciare l'isola. Diffidano infatti delle procedure volute dall'Ue secodoche prevede che vengano prese le impronte digitali, temono che il ricollocamento possa penalizzarli
Lampedusa, eritrei danno lezioni di tigrino agli isolani Loro ricambiano insegnando l’italiano
Sono 150, o forse più, gli eritrei alcuni a Lampedusa dal 24 novembre, altri dal 3 dicembre, impegnati in un braccio di ferro con le autorità perché non vogliono farsi prendere le impronte digitali.
Diffidano delle procedure volute dall’Ue e temono che il ricollocamento possa penalizzarli spedendoli in paesi dove non vogliono andare. Questo gruppo nelle ultime settimane si è un po’ assottigliato, ma non troppo; e visto che non sa quando potrà lasciare l’isola, la piccola comunità eritrea ha pensato di impiegare il proprio tempo dando lezione di tigrino (la propria lingua) agli isolani, che ricambiano con lezioni d’italiano. La scuola è all’aperto, davanti alla chiesa madre, ed è stata inaugurata martedì scorso. L’unico ostacolo attualmente è il meteo: il tempo particolarmente inclemente degli ultimi giorni ha ridotto, ma non sospeso, l’attività. L’appuntamento è alle 11 del mattino. Un giorno gli studenti sono i volontari locali che prestano soccorso al molo Favaloro, dove giungono i migranti; l’altro sono gli extracomunitari che cercano di apprendere l’italiano. Nelle ultime settimane, a più riprese, gli eritrei hanno manifestato pacificamente contro l’obbligo di farsi prendere le impronte; l’hanno fatto con cortei per le vie dell’isola o davanti alla chiesa, dove hanno esposto scritte per reclamare il diritto di scegliere un luogo dove ricominciare. Una notte hanno anche dormito all’addiaccio davanti al sagrato della chiesa, sostenuti da alcuni isolani che hanno portato cibo e coperte.