La Regione scarta la possibilità di trasferirli fuori dai confini nazionali. La soluzione, antieconomica, graverebbe ulteriormente sui Comuni. Dall'assessora regionale anche l'annuncio dell'opposizione agli inceneritori. Senza però dire cosa si farà delle 700mila tonnellate di rifiuti indicate in estate dal governo Renzi
Rifiuti, Contrafatto: «Non li porteremo all’estero» No agli inceneritori, ma silenzio sulle alternative
Realismo e paradosso. L’ipotesi del trasferimento all’estero dei rifiuti – tornata in ballo, dopo un incontro nei giorni scorsi al ministero dell’Ambiente a cui hanno preso parte, l’assessora regionale all’Energia acqua e rifiuti Vania Contrafatto e i tecnici del ministero – sembra essere destinata a tramontare. Nel frattempo, è arrivata la nuova ordinanza del presidente della Regione Rosario Crocetta, che scadrà a maggio rendendo esplicito il ricorso a una speciale forma di gestione nell’Isola in attesa che si ripristini il sistema ordinario del ciclo integrato dei rifiuti.
Il realismo nell’analisi del sistema in Sicilia riguarda il fatto che prima di un anno gli impianti del trattamento meccanico biologico – quelli cioè che trattano a freddo i rifiuti differenziati, previsti a Gela e Caltanissetta – non vedranno la luce. Il paradosso, invece, è che i Comuni già oggi effettuano lunghi spostamenti per conferire i rifiuti, che in alcuni casi fino a 400 chilometri, con un evidente aumento di costi che complica la gestione del servizio. Ecco, dunque, la nuova ordinanza con cui si dà continuità alla precedente dello scorso 14 luglio. Rispetto al passato, però, la proroga è più breve: solo quattro mesi, rispetto agli oltre sei mesi della precedente. Il provvedimento, inoltre, prevede che i commissari delle nuove società di gestione procedano alla ridefinizione delle piante organiche del personale.
Tornando all’ipotesi di portare i rifiuti fuori dall’Italia – in una regione che ne produce 2,3 milioni di tonnellate l’anno -, il maggiore costo del trasferimento andrebbe a gravare sui comuni. Contrafatto chiarisce il proprio pensiero in materia, negando che la Regione punti sul trasferimento all’estero: «Non abbiamo chiesto a Roma di portare i rifiuti all’estero. Abbiamo rappresentato una situazione oggettivamente difficile – dichiara l’assessora -, portarli fuori dall’Italia implicherebbe costi elevatissimi. Dobbiamo imputare anche ai Comuni il costo delle navi o quello del trattamento dei rifiuti che devono essere trasferiti?», chiede Contrafatto, sottolineando come già oggi i Comuni paghino per i rifiuti oltre cento euro a tonnellata, più le spese relative al trasporto.
Dall’assessora regionale, poi, un dietrofront sugli inceneritori: «Abbiamo ribadito che non ci sono inceneritori in programma» annuncia Contrafatto, non specificando tuttavia come nell’immediato la Regione come pensa di trattare le oltre 700mila tonnellate che, stando alle indicazioni del governo nazionale, dovrebbero finire negli impianti. Sulla questione, peraltro, nei giorni scorsi il Movimento 5 stelle aveva attaccato la giunta Crocetta, colpevole di affrontare il 2016 «senza un piano dei rifiuti e con la soluzione degli inceneritori». Intanto, per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, invece, si va verso una soluzione per cui gli Ato dovrebbero servire almeno 700mila abitanti, così come previsto dal decreto 22/97. In tal senso, quelli con poco più di 100mila abitanti diventerebbero antieconomici, portando ad accorpamenti di non oltre cinque Ato.