I lavoratori del call center, che torneranno a manifestare per «bussare alle porte dell'illustre assente, il presidente Crocetta», affidano le loro preoccupazioni in una lettera indirizzata alle principali figure istituzionali per riportare l'attenzione sul futuro dei 2 mila dipendenti il cui posto è a rischio dopo l'annuncio di centinaia di esuberi
Almaviva, lettera a Mattarella e Grasso Il 22 sit in di protesta contro «Regione assente»
In piazza ancora una volta. Contro le promesse tradite e per riportare la vertenza Almaviva all’attenzione del governo nazionale e, soprattutto, per dare una scossa al governo regionale il «vero grande assente». Così, il 22 gennaio i lavoratori Almaviva, solo 5 mila a Palermo, torneranno a manifestare, stavolta davanti Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza. Un sit in per «bussare alle porte dell’illustre assente, il presidente Rosario Crocetta». Organizzato da tutte le sigle sindacali, la manifestazione avrà inizio alle 9 e servirà ancora una volta per riportare l’attenzione sul futuro dei circa 2 mila lavoratori il cui posto potrebbe essere a rischio dopo che il colosso dei call center, che in tutta l’Isola conta oltre 6 mila addetti, ha annunciato centinaia di esuberi.
Dopo il pericolo scongiurato dello stop retroattivo ai contratti di solidarietà, comunque prorogati fino a maggio, anche la doccia fredda in seguito all’addio della commessa Enel, poi assegnata ad altri con un ribasso di oltre il 22 per cento. Uno scenario che aggrava la già fragile tenuta occupazionale del sito di Palermo, e che getta nel panico i lavoratori allarmati dal silenzio delle istituzioni dopo gli annunci del ministro Graziano Delrio e del ministro del Lavoro Poletti che ai primi di gennaio avrebbero dovuto incontrare lavoratori e sindacati a Roma. A questa iniziativa, si aggiunge anche la missiva indirizzata oggi al Capo dello Stato Sergio Mattarella, e ad altre figure istituzionali come il premier Matteo Renzi, i presidenti di Camera e Senato, il governatore siciliano e i deputati regionali, con la quale i lavoratori esprimono tutta la propria preoccupazione per il loro futuro.
«Da quattro anni tiriamo a campare con le stampelle dei contratti di solidarietà – si legge nella missiva – e a dicembre, sembrerebbe in seguito a delle ispezioni Inps, ‘ci è stata tolta una stampella’: è stato unilateralmente modificato l’inquadramento dell’azienda da industria a terziario. Questa modifica ci ha lasciati in balia della giungla degli ammortizzatori sociali in deroga, le cui coperture, oltre che inferiori, sono sempre avvolte da incertezza». Ora i lavoratori chiedeno più certezze e promettono una presenza costante in città per ricordare ai cittadini e istituzioni l’importanza di vertenza che «rischia di diventare drammatica».
«Ormai abbiamo messo in moto i percorsi di lotta – dice a Meridionews il segretario generale Slc Cgil Maurizio Rosso – dalla prossima settimana saremo presenti in tutta la città, dai teatri ai centri commerciali, con gazebi e volantinaggio perché la gente deve capire cos’è Almaviva». Un modo per mantenere accesi i riflettori su una vicenda che rischia di scivolare nell’oblio, anche per colpa del silenzio di alcuni. «Ad oggi ancora non si è fatto nulla – insiste – e soprattutto le istituzioni siciliane devono essere presenti. Chiediamo concretezza alla politica regionale che fino a oggi è stata assente e di aprire un tavolo politico serio per costruire politica di ricerca e sviluppo».
Il tavolo, infatti, dovrà servire per richiamare l’attenzione del governo centrale per costruire regole certe su delocalizzazione e sugli appalti al massimo ribasso. «Per noi – prosegue – è prioritario che Almaviva rimanga a Palermo. Bisogna investire maggiormente sul sviluppo e tecnologia. La Regione, ad esempio, potrebbe avviare un percorso per l’accesso ai fondi strutturali europei per formare capitale umano. Ma per far tutto ciò – conclude – è fondamentale che la Regione cominci a occuparsi non solo di Almaviva ma anche di tutti i lavoratori dei calla center: se la politica comincia a dare un segnalo serio allora tutto può ancora cambiare».