Consiglio, manca ancora il numero legale «L’aula è improduttiva e dialogo assente»

«Provo fastidio e vergogna per l’orario e per i punti all’ordine del giorno, stabiliti per la seduta di oggi». Accende subito la miccia del dibattito il consigliere di maggioranza Niccolò Notarbartolo (Pd), poco dopo l’avvio della riunione del senato cittadino – fissata per le 15.30 -, l’ultima prima delle festività natalizie. Anche se il Natale alle porte non muta il clima da giorno del giudizio che c’è tra i corridoi di Palazzo degli elefanti e negli scranni occupati dalle forze di opposizione e da quelle di maggioranza. A destare i timori dei consiglieri comunali è il Bilancio preventivo del 2015, un documento che ha incassato il parere parzialmente favorevole del collegio dei revisori dei conti ma sul quale pende la presenza del commissario Antonio Garofalo, il funzionario nominato dalla Regione Siciliana che deve verificare che tutto sia in ordine. Entro il 15 gennaio 2015 Palazzo degli elefanti deve produrre una lunga lista di documenti senza la quale i magistrati contabili saranno costretti a dichiarare il dissesto. Ma l’argomento che tocca le casse del Comune di Catania è talmente complicato e delicato da essere quasi del tutto ignorato dai pochi consiglieri comunali presenti. Che esercitano la propria oratoria per lo più sulla querelle relativa all’impegno finanziario dell’ente nell’organizzazione del concerto di Capodanno

Affronta il tema finanziario, in punta di piedi, il vicepresidente vicario dell’aula Sebastiano Arcidiacono (gruppo Misto). «Mi rendo conto di risultare ripetitivo ma ce ne faremo una ragione: sul documento contabile di previsione avevo richiesto la convocazione di un consiglio straordinario, ma non sono stato ascoltato. Domani mattina, in occasione di una conferenza stampa organizzata sull’argomento, un gruppo di colleghi di gruppi politici diversi sottolineerà le gravi inadempienze di questa amministrazione in seno al Bilancio nei confronti del Consiglio», annuncia Arcidiacono. A seguire l’intervento del consigliere ex Articolo 4 ci sono pochi colleghi, trasversalmente contati nelle file del centrodestra, del centro e del centro sinistra. Desta particolare attenzione però la scarsa presenza della maggioranza del sindaco Enzo Bianco. Quando il consigliere Manlio Messina annuncia che «dopo le feste verrà avanzata una mozione di sfiducia per il primo cittadino e per la sua giunta», nessun consigliere si accalora a prenotare un intervento a difesa del sindaco. Che non è presente nemmeno per interposta persona, tramite il suo vice Marco Consoli, che arriva soltanto a seduta sciolta per mancanza del numero legale.

«Rendiamoci conto che da troppo tempo manca anche il numero minimo anche solo per approvare i verbali delle riunioni precedenti», fa notare nella fase delle comunicazioni preliminari Santi Bosco (Forza Italia). Una situazione che si è verificata spesso nell’ultimo anno consiliare e che si ripresenta anche oggi. Ad esprimersi su un verbale che riporta le discussioni pregresse dei consiglieri sono solo 19 di loro, molti dei quali arrivati poco prima che la campanella annunciasse la chiusura della votazione. «Si è parlato, qualche tempo fa, dei risparmi del consiglio comunale che, nei fatti, ha il suo costo. E questo potrebbe essere un buon dato, se non fosse che questo consiglio è totalmente improduttivo. Ci riuniamo poco, non votiamo nulla, la maggioranza non esiste e il dialogo tra la giunta e i consiglieri è assente», spiega Notarbartolo. Che esprime un forte biasimo e aggiunge: «Tutto ciò è vergognoso agli occhi della città». 

A pesare sulla poca voglia di partecipazione dei consiglieri e su un entusiasmo che, a metà della sindacatura di Enzo Bianco, sembra scemare, pare sia il merito delle delibere presentate all’aula. Gli stessi argomenti sui quali manca il numero minimo dei consiglieri vengono riproposti nelle riunioni successive. Un copia e incolla che, in un arco di tempo di circa una settimana tra una riunione e l’altra, non ha la possibilità di attivare un sentito dibattito. Soprattutto perché tra le righe e fuori dai virgolettati un consigliere confessa: «C’è troppa lontananza tra la giunta, il sindaco e il Consiglio, in ciascuno dei reciproci rapporti tra questi attori del Palazzo». 


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