Anche nel capoluogo etneo, oltre alle grandi catene di franchising, c'è la possibilità di trovare abiti e accessori non commerciali, che provengono da Paesi più o meno lontani. Come gli stessi titolari delle botteghe underground nel cuore cittadino
Da Londra all’Asia, la moda del mondo in città Capi unici come le storie di vita di chi li importa
Capi unici, come uniche sono le storie di chi sta dietro il bancone. Anche a Catania, oltre alle grandi catene di franchising, i brand famosi e i vestiti tutti uguali, c’è di più. Basta fare un giro per le strade cittadine alla ricerca di un negozio un po’ underground per scoprire botteghe – a volte nascoste, a volte sotto gli occhi di tutti – che propongono ai catanesi mode e stili geograficamente lontani.
Un po’ di Londra a Catania
Jane è nata e cresciuta in Inghilterra, ma un incontro inaspettato l’ha messa di fronte a una scelta. E Jane ha scelto di seguire il cuore, che l’ha portata a sposarsi con un catanese e ad aprire, nove anni fa, un negozio nel centro etneo. Nasceva così, in via Santa Filomena, The shop. Il negozio si è poi spostato in via Umberto, diventando Another shop. Ogni due mesi Jane torna a Londra per rifornirsi in piccoli ingrossi inglesi. Tutti i capi e gli accessori del suo negozio sono londinesi.
Una scelta coraggiosa la sua, che ha optato per il rischio di una Catania sempre più vuota piuttosto che la sicurezza di una Londra che sempre di più accoglie. «Abbiamo pensato che Catania fosse la città migliore per crescere nostro figlio, che oggi ha 15 anni – racconta -. Una città più tranquilla e dove anche la scuola è migliore. A Londra è come una lotteria e poi ormai è una città troppo cara». Il negozio di Jane i primi anni è andato molto bene. Poi la crisi economica – «e un po’ la concorrenza» – ha colpito anche lei. «Forse mi sposterò in un’altra bottega più vicina a via Etnea», anticipa.
Gli abiti chic di Gianluca
Gianluca, 32 anni, ha deciso di non continuare il suo percorso di studi per una strada che, almeno in questo momento, reputa più concreta: il lavoro. La gavetta l’ha fatta già nel mondo dell’abbigliamento, fino ad aprire in via Etnea, nel 2015, il concept store Ob House. Le idee le ha prese in giro per il mondo, così come i capi che vende. E che arrivano da Australia, Svizzera, Los Angeles, Londra. Ma non mancano prodotti made in Italy.
«Per ora il negozio sta andando abbastanza bene – dice Gianluca – e alla gente piacciono i capi che prendo nelle varie fiere, come quelle di Milano, Firenze e Parigi». Quando Gianluca sceglie un capo, lo fa pensando a quei catanesi che vogliono indossare un vestito di strass o un cappotto abbagliante. Un abito chic, insomma. «Mi auguro – conclude – di poter aprire altri negozi in Sicilia o, perché no, anche fuori».
I pezzi dal vicino Oriente
Nel 2004 una coppia del Bangladesh ha aperto Asian Fashion, in via Pacini. Oggi il negozio è conosciuto in tutta la Sicilia e i proprietari ne parlano con orgoglio. Mizanur Rahman vive a Catania da 25 anni; la moglie Sabina Akter, detta Dina, da 15. Passano le loro giornate nel negozio, circondati da veri e propri pezzi di mondo. La merce infatti arriva da India, Egitto, Thailandia, Nepal e Indonesia. Copriletti, vestiti, specchi, scarpe, oggetti in legno, borse, collane, anelli e bracciali. E quasi tutto è fatto a mano.
Il proprietario ordina i prodotti e divide le spese di spedizione con altri amici venditori. «Tanti negozi aprono e chiudono dopo poco tempo – dice -. Noi ancora resistiamo». Il segreto, spiega, è il rapporto che si stabilisce con ogni cliente. E se Mizanur per fare un piccolo sconto perde un po’ del suo guadagno non importa, perché è un gesto fatto col cuore.