Potrebbero scattare a breve i licenziamenti per 50 lavoratori della sede amministrativa dell'azienda palermitana. A soli sei mesi dall'acquisizione da parte del colosso olandese, è stata comunicata la chiusura del centro nel capoluogo siciliano per una ristrutturazione aziendale. Ma i sindacati promettono battaglia
Randazzo, gli uffici trasferiti a Bologna Dipendenti a rischio, s’infiamma la protesta
Sono sul piede di guerra i lavoratori di Randazzo. Potrebbero scattare a breve i licenziamenti per 50 di loro che operano nella sede amministrativa dell’azienda palermitana, dallo scorso anno con le insegne Optissimo e Corner Optique, le cui quote erano state acquistate lo scorso anno da Avanzi, facente parte della holding Gran Vision. A soli sei mesi dall’acquisizione da parte del colosso olandese, infatti, è stata comunicata la chiusura degli uffici nel capoluogo siciliano, storica sede dell’azienda la cui rete vendita è diffusa su tutto il territorio nazionale. Ristrutturazione aziendale è la motivazione con cui l’azienda ha comunicato la chiusura della sede e il suo trasferimento a Bologna, dove ha sede Avanzi, con cui la Randazzo si fonderà entro il prossimo mese di giugno.
Il trasferimento della sede amministrativa al Nord mette a rischio il mantenimento di circa 50 posti di lavoro, motivo per cui è oggi stato proclamato oggi lo sciopero ad oltranza con sit in di protesta, che proseguirà fino a domenica, davanti le vetrine dell’azienda in via Ruggero Settimo. «Il 90% dei lavoratori della sede amministrativa di Randazzo – ha detto a MeridioNews il segretario generale Filcams Cgil Palermo, Monja Caiolo – sta scioperando contro la chiusura degli uffici e il trasferimento a Bologna. Nei tre incontri avuti con l’azienda, abbiamo dimostrato la massima disponibilità a valutare ogni iniziativa possibile finalizzata a rendere meno traumatica questa riorganizzazione aziendale, ma la stessa disponibilità non è stata mostrata dall’Azienda».
Nel suo comunicato, infatti, l’azienda parla di trasferimenti volontari ma un simile passo per tanti dipendenti sarebbe sicuramente traumatico e di non semplice attuazione. «Adesso l’azienda dovrebbe rivedere la propria posizione – ha proseguito – perché siamo d’accordo sulla volontarietà ma il resto è ancora tutto da discutere. A partire da chi non può trasferirsi a Bologna, ovvero la quasi totalità dei dipendenti». Nel pomeriggio era previsto l’incontro con l’assessore alle Attività produttive del Comune, Giovanna Marano ma per impegni istituzionali non si è verificato. I lavoratori, ad ogni buon conto, annunciano battaglia e promettono di proseguire la protesta fino a domenica. «La nostra disponibilità al dialogo è sempre valida – ha concluso – ma pretendiamo risposte serie e soluzioni concrete».