L'esponente dell'area vicina a Cracolici all'interno dei Dem lascia l'incarico in aperta polemica con la gestione della segreteria, guidata dal renziano Miceli. Una guida rea, secondo il dimissionario, di non prestare ascolto alla base del partito e alle altre aree dirigenziali e di ingaggiare una battaglia a priori contro il sindaco Orlando
Pd, si dimette il vicesegretario provinciale Gervasi «Manca linea politica e contatto con la base»
«Oggi la mia funzione, quella di vicesegretario di questo partito a Palermo, è arrivata al termine». Con queste parole Francesco Gervasi ha annunciato le proprie dimissioni a poco più di due anni dalla nomina a numero due del Partito democratico della provincia. Dimissioni arrivate davanti ai coordinatori dei circoli che lo hanno sostenuto in questa esperienza e ad alcuni componenti di spicco del partito siciliano, tra cui l’assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici. Un gesto, quello di Gervasi, che non nasconde, anzi, sottolinea, il disappunto di un’intera area all’interno dei Dem, per la gestione di Carmelo Miceli, presidente provinciale del partito, accusato, neanche troppo velatamente, di recepire ordini che esulano da una vera e propria linea politica unitaria e del mancato confronto con le varie anime espresse all’interno del Pd palermitano, che, a detta dello stesso Geraci, «ha potuto riunirsi solo una volta in direzione».
«Non mi dimetto – continua l’ormai ex vice segretario – perché ho un problema personale con Miceli, ma perché noi stiamo ponendo un problema politico e quando si pone un problema politico non ci posso essere alibi o foglie di fico dietro alle quali nascondersi. Il partito è sprofondato in un’afasia, un’incapacità di parlare alla gente. E quando un partito politico non parla, sono altri che si assumono al suo posto la responsabilità di farlo. C‘è chi va a fare le riunioni a Firenze – continua – noi invece pensiamo che sia meglio farle qua, in città dove viviamo e dove scontiamo un grave ritardo politico e dove dobbiamo fare delle proposte che riguardino la vita, le attività, il futuro dei cittadini».
Gervasi è molto critico, inoltre, nei confronti dell’atteggiamento che il Partito democratico ha scelto di tenere tra i banchi di Palazzo delle Aquile, troppo impegnato ad attaccare il sindaco, Leoluca Orlando, per occuparsi dei contenuti veramente importanti. «Non ci sentirete mai fare delle affermazioni contrarie a priori all’operato del sindaco – precisa Geraci – Il tema non è se essere a favore o meno di Orlando, i temi sono altri, come ad esempio le partecipate, cosa ne pensa in merito il Pd? E una volta esplicitato questo pensiero, che tipo di attività abbiamo intenzione di condurre come partito all’interno del Consiglio comunale? Non ci interessa stabilire o distruggere il ponte con Orlando, ma parlare del tema con le forze sociali, incontrare i sindacati. Non sono fatti banali, ma atti imposti al partito all’interno del quale non c’è mai stata una discussione sulla linea da tenere in merito alle partecipate. Non dobbiamo perderci nelle battaglie ideologiche. Non è un problema di simpatia o meno nei confronti del segretario provinciale, è un problema di discutere la linea da tenere».
«Questa parte, che è la più sensibile, il sale di questo Pd – conclude Gervasi – ha perso il congresso due anni fa: il nostro candidato, Antonio Rubino, è stato sconfitto da una consultazione democratica. Abbiamo preso atto del risultato e abbiamo subito pensato a come lavorare insieme al rilancio di questa città. Siamo ancora in attesa, perché noi ci abbiamo creduto e abbiamo lavorato per la segreteria. Ma quella segreteria si è rivelata un’esperienza assolutamente fallimentare e negativa. Ma se le parti dirigenti di un partito non comunicano quel partito non vive».
Non si fa attendere la replica del segretario provinciale del partito, Carmelo Miceli. «Ne prendiamo atto – dice – ma Gervasi era espressione dell’area Cuperlo. Se si sono svegliati per il bene di Palermo e queste dimissioni vanno in questa direzione ben venga. Se fino ad ora la politica del Pd a Palermo non è stata efficiente evidentemente quella di oggi è pura autocritica. Mi viene da chiedere dove siano stati questi militanti fino ad oggi – prosegue – visto che hanno avuto dei ruoli importanti; mi riferisco al vicesegretario, al capogruppo, ai responsabili degli enti locali e della comunicazione. Mi auguro che il capogruppo in Consiglio comunale che parla di un partito silente in città abbia concordato questa posizione – conclude – con il gruppo consiliare di Palermo visto che per domani ho convocato un incontro un incontro con i consiglieri comunali di Palermo».