Nel 2015 sei milioni in più dai pedaggi autostradali A18 mantiene A20: sulla Ct-Me il 65% delle entrate

«Un’autostrada sociale». È la definizione che il direttore generale del Cas, Salvatore Pirrone, dà della Palermo-Messina, per la sua funzione di collegamento tra le due città a località altrimenti difficilmente raggiungibili. Nel 2015 il Consorzio che gestisce la A20 e la A18 ha incassato sei milioni di euro in più dell’anno precedente, in totale i pedaggi hanno portato nelle casse dell’ente regionale 84 milioni di euro. Colpa, o merito, della chiusura della A19 per frana? No, secondo Pirrone che invece parla dell’aumento del «turismo interno». Con macroscopiche differenze tra i territori: il 65 per cento delle entrate infatti viene dalla Messina-Catania. Soldi che, secondo il direttore generale, vengono reinvestiti anche sulla Palermo-Messina, soprattutto sugli svincoli che seguono l’uscita per Patti, «dove il traffico è poco sostenuto».

A gennaio 2016 i pedaggi delle autostrade siciliane non aumenteranno: «Non mi sentirei a posto con la coscienza», dice Pirrone. Il costo del biglietto sulle autostrade siciliane potrebbe essere maggiorato di qualche centesimo di euro, ma solo in futuro. «E non prima che vengano effettuati i lavori necessari per migliorare la viabilità». Dal primo mese del nuovo anno il Cas intende spendere nove milioni di euro per il rifacimento del manto stradale che va da Barcellona pozzo di Gotto (A20) a Giardini Naxos (A18). Seguiranno i lavori per consolidare i cavalcavia e liberare i canali di scolo delle acque piovane. Prima di rendere più salato il pedaggio «bisognerà sistemare pure le barriere», completa il dirigente. Il prezzario – sul quale ha l’ultima parola il ministero dei Trasporti – segue una logica legata alla costruzione, gestione e manutenzione delle infrastrutture presenti in ogni tratta. I tratti più costosi sono quelli «considerati come autostrada di montagna – spiega il direttore – per via dei tanti viadotti e gallerie». Cioè l’intera A20 e la A18 tra Giardini Naxos e Messina

Secondo i dati forniti dal Cas, l’ente spende 40 milioni di euro all’anno – comprensivi di sorveglianza ed energia elettrica – per tenere in sicurezza le infrastrutture viarie della sua rete: 354 viadotti e 120 gallerie. Costo che rappresenta il 40 per cento del totale dei ricavi dei pedaggi. Ci sono però degli squilibri. Rispetto alla A18, la A20 è più lunga – di circa 60 chilometri – ha un numero più elevato di infrastrutture, il pedaggio costa di più – in media un centesimo in più al chilometro – ma è meno percorsa, e i ricavi non bastano a coprire le spese di manutenzione. Per cui l’ente attinge alle somme incassate sulla Messina-Catania, che ammontano al 65 per cento del totale. «In estate sono transitate oltre un milione di auto dalle stazioni di Giardini Naxos e Taormina», sottolinea Pirrone.

L’aumento di oltre sei milioni di euro alla voce pedaggi, secondo Pirrone, è dovuto «al turismo interno». Da aprile, dopo il crollo del viadotto Himera, ai veicoli in transito sulla A19 Palermo-Catania (che non è pagamento) era consigliato di dirigersi sulla la A20 o sulla A18. «Ciò ha portato un numero maggiore di mezzi pesanti sulle due autostrade ma – sostiene il direttore – non ha inciso sui ricavi». Alcuni pendolari lamentano il costo del biglietto in proporzione del servizio offerto. «È falso dire che il prezzo è eccessivo – risponde Pirrone -. Le autostrade siciliane sono tra le meno care». Lo conferma il costo, per chilometro, delle reti viarie – considerate tratti di montagna – gestite dall’Anas. Un altro disservizio segnalato è l’assenza o il malfunzionamento delle cabine per lanciare l’Sos. «Sopperiamo con una sorveglianza 24 ore su 24 lungo l’autostrada». Ma gli avvistamenti delle vetture della sicurezza sarebbero poche, finora. «Vi assicuro che ci sono. Altrimenti ci chiuderebbero – conclude Pirrone – Due equipaggi la mattina e uno la notte sono in servizio sia lungo la A18, che sulla A20, che nel tratto Siracusa-Rosolini». In totale circa 600 chilometri nei due sensi di marcia. 


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