Nonostante decine di candidature, domani all'Assemblea regionale si dovrebbe ufficializzare lo spostamento dell'elezione prevista per il 29 novembre. Uno stop dettato dall'impugnazione del ddl da parte del governo Renzi che però non ha fatto desistere Crocetta dall'avvio dell'iter amministrativo
Città metropolitane, pronto il rinvio delle elezioni «Su nuova legge tempi lunghi, voto in estate 2016»
Ufficialmente ci sono 35 candidati per la città metropolitana di Palermo e anche 16 per quella di Catania. Ci sarebbe anche una data per le votazioni: il 29 novembre. L’ultima domenica del mese però non registrerà l’elezione di nessun presidente. Il voto, nonostante l’ufficialità arriverà soltanto nelle prossime ore, è destinato al rinvio nel 2016. Un caos normativo preannunciato già all’inizio di ottobre quando il governo Renzi ha deciso l’impugnazione della legge davanti la Consulta. Secondo palazzo Chigi dietro l’introduzione del nuovo ente, che insieme ai liberi consorzi andrà a sostituire le province, ci sono dei profili d’incostituzionalità, a causa di alcuni disposizioni che sarebbero in contrasto con la nuova legge Delrio, che disciplina la materia a livello nazionale.
Per sopperire alla mancata riforma si dovrà attendere quindi un nuovo testo di legge modificato da sottoporre poi al voto dell’assemblea regionale siciliana. «La commissione Affari istituzionali ha già esitato il nuovo testo – spiega a MeridioNews il deputato del M5s Salvatore Siragusa – ma i tempi sono lunghi considerato anche il nuovo governo appena nomintato. È previsto invece uno stralcio che consentirà il rinvio delle elezioni in un periodo compreso tra giugno e luglio 2016. Tutto quello che si sta facendo in queste ore con le candidature non serve assolutamente a nulla». Un rinvio bollato come «scandaloso» dal deputato Vincenzo Figuccia. Il presidente vicario della commissione, in quota Forza Italia, sintetizza la fase che vivono le ex province come «di drammatico immobilismo, di totale inefficienza dei servizi erogati. Spero si vada al voto con le elezioni di secondo livello, superando così lo scoglio del commissariamento»
Di «calamità istituzionale» parla invece il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Il primo cittadino è il nome caldo finito al centro di un presunto sgambetto politico. Un cavillo della legge vieta infatti le candidature ai primi cittadini a cui restano meno di 18 mesi di mandato. «Denunciamo con forza – spiega il sindaco di Palermo in una nota – il disprezzo della regione per il ruolo dei sindaci e delle autonomie locali, vero elemento di contatto sul territorio fra le istituzioni e i cittadini, e ciò in irragionevole contrasto con la legislazione nazionale». La confusione regna sovrana anche sul versante orientale dell’Isola. A Catania tra i candidati c’é anche il grande favorito Enzo Bianco. Il sindaco di Catania, sulla carta, avrebbe dovuto vedersela con altri 15 contendenti. In mezzo diverse candidature raccolte su invito dell’assemblea nazionale dei Comuni, critica fin dall’inizio con la norma regionale.