A Licata l'Agenzia regionale segnala «carenze strutturali e funzionali» all'impianto, tali da rendere «indispensabili interventi di natura risolutiva». A Campobello nei giorni scorsi il sindaco ha vietato l'uso di acqua a fini alimentari. In entrambi i casi a essere chiamata in causa la società di Campione
Agrigento, batteri nell’acqua e depuratore guasto Girgenti sotto accusa. Arpa: «Liquidi fognari»
Il servizio idrico integrato, nell’Agrigentino, fa acqua da tutte le parti. Da qualche giorno, sono due in particolare i Comuni alle prese con disservizi e situazioni allarmanti sotto il profilo igienico-sanitario: Campobello di Licata e Licata. Nel primo centro, lo scorso 29 ottobre, il sindaco Gianni Picone ha ricevuto una comunicazione dell’Asp di Agrigento riguardante la presenza di batteri coliformi nell’acqua, a seguito di campionamenti effettuati tre giorni prima all’ingresso e all’interno del serbatoio Garcitella-Fondachello. Da parte sua, il primo cittadino ha emesso un’ordinanza con la quale inibiva l’utilizzo dell’acqua a scopi alimentari, in attesa che Girgenti Acque, gestore del servizio idrico integrato, risolvesse il problema.
Questo fino a sabato scorso quando – dopo l’ok dell’Asp, seguito alla clorazione delle vasche comunali a opera degli operai della società presieduta da Marco Campione – l’ordinanza è stata revocata, ufficializzando la potabilità dell’acqua. Turni di distribuzione ripristinati, rapporti di prova che evidenziano la conformità ai parametri legislativi e cittadini sollevati per il pericolo scampato: c’era solo qualche batterio di troppo rispetto alla normalità. Agli abitanti di Campobello, così, spetta soltanto di fare dei trattamenti all’acqua accumulata nei propri serbatoi prima dell’ordinanza sindacale. Con tanto di ricetta: per ogni 10 metri cubi, una pastiglia da 100 grammi (10 centilitri, se liquido) di cloro o un litro di amuchina. E il gioco è fatto. Se poi si vuole osare, è possibile anche cucinarci: basta riscaldare l’acqua portandola a ebollizione.
Questi sono i suggerimenti che, a quanto pare, dispenserebbero i tecnici di Girgenti Acque. Ma non sarebbe stato più semplice effettuare i controlli sulla salubrità, o quantomeno monitorare le condizioni dell’acqua, prima che si arrivasse al disservizio? «Il problema, presumibilmente, sta nelle tubazioni di Sicilia Acque», afferma il sindaco Picone. Il riferimento è alla società a capitale misto, con socio di maggioranza privato francese, dalla quale Girgenti acquista l’oro blu, che arriva dal lago Fanaco e che viene distribuito in tutti i centri della zona. A prezzi, però, da gioiellieri.
A Licata si cambia argomento, ma non protagonista: al centro delle polemiche c’è sempre Girgenti Acque, questa volta a proposito delle condizioni del depuratore. È di qualche giorno fa la notizia di una relazione dell’Arpa, prodotta lo scorso 22 ottobre su richiesta dell’Ato idrico al fine di accertare la funzionalità dell’impianto. Dal rapporto dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, stando all’ufficio di gabinetto del sindaco di Licata, emergerebbero «carenze strutturali e funzionali» che renderebbero «indispensabili interventi di natura risolutiva» da parte della società di Campione. Si evidenzierebbe, nello specifico, «una situazione di grave degrado in tutta l’area, con fuoriuscita di liquidi fognari, accumuli di fango e contaminazione del terreno».
Contestualmente a Girgenti Acque sono stati dati venti giorni per la «rimozione del materiale inquinante e l’avvio della procedura di ripristino dei luoghi, con eventuale bonifica degli stessi». Sempre l’ufficio di gabinetto fa sapere che il sindaco, all’indomani del proprio insediamento, «aveva indetto una riunione con tutti i soggetti interessati per acquisire le informazioni del caso, seguita da un sopralluogo al depuratore; a partecipare – continua l’ufficio – erano stati gli emissari di Girgenti, dell’Ato idrico, del Libero consorzio provinciale e della Asp». Anche se gli esiti dell’incontro – svoltosi a fine luglio – rimangono al momento ancora ignoti.
Nel frattempo, però, il sindaco Angelo Cambiano, data la non conformità dei valori alla normativa, ha disposto il divieto di utilizzare l’acqua a fini potabili. E così, dopo Campobello, anche Licata adesso attende che l’ente gestore del servizio idrico comunichi un esito favorevole dei relativi controlli. Nel frattempo, ai licatesi non rimane che cucinare con l’acqua in bottiglia.