Un documento per chiedere all'amministrazione di fare rispettare alcune regole «di vivibilità», e per proporne di nuove. A farlo è il gruppo Catania - Sviluppo sostenibile che raccoglie residenti dell'area e comitati popolari. Affinché «il territorio urbano torni a essere un bene per tutti», dice l'attivista Piero Castronovo
Centro storico, cittadini presentano la Carta dei diritti L’attivista: «Per ribadire il rispetto di norme esistenti»
«Di giorno c’è il deserto e di notte viviamo all’inferno». È intorno a questa formula che una delegazione di residenti e associazioni del centro storico etneo si è raccolto per costituire il gruppo Catania – Sviluppo partecipato. Una consulta cittadina che si presenta alla città insieme a un documento intitolato Carta dei diritti del centro storico. Il programma dell’atto – in dieci punti – prevede la «riconferma e il rispetto di diritti che sono garantiti al cittadino per legge ma non sono onorati ormai da anni. E ne propone dei nuovi», spiega l’attivista e presidente dell’ex Comitato centro storico Piero Castronovo. Il suo gruppo è ormai confluito in un altro comitato, quello dell’Antico Corso, che ha partecipato alla redazione della carta.
«Alla prima occasione utile consegneremo il nostro lavoro all’assessora alle Attività produttive e al centro cittadino Angela Mazzola», dichiara Castronovo a Meridionews. «È dall’elezione del sindaco Enzo Bianco che chiediamo un incontro con l’amministrazione», sottolinea. Una richiesta di appuntamento alla quale l’amministrazione si mostra però sorda. «Almeno l’ex primo cittadino Raffaele Stancanelli ci riceveva», attacca Castronovo.
La carta redatta dalla consulta cittadina punta alla «ricostituzione della vivibilità dell’area», sottolinea il presidente del comitato Antico Corso Salvatore Castro. Un obiettivo che gli attivisti ritengono di poter raggiungere solo se l’amministrazione cederà alle loro richieste. Le rivendicazioni vanno dalla possibilità di fruire in maniera sostenibile del centro, al rispetto e all’ampliamento delle zone a traffico limitato, dalla gratuità del parcheggio per i residenti al rispetto delle norme anti inquinamento acustico. Ma ancora, «vogliamo sicurezza e legalità, aumento delle aree verdi e strumenti a disposizione di tutti quelli che si occupano di integrazione multietnica», scrivono gli attivisti. Gli stessi che spesso intervengono in prima persona per pulire o sistemare gli spazi comuni. Azioni per le quali oggi chiedono, nella Carta, un riconoscimento tramite sconti fiscali.
«Il territorio urbano deve tornare a essere un bene per coloro che vi lavorano e per tutti quelli che vi abitano», afferma Castronovo. L’auspicata rigenerazione «deve però essere raggiunta attraverso decisioni sul territorio che siano condivise tra l’amministrazione e la cittadinanza», continua l’attivista. Che attacca alcuni gestori dei locali rei di non rispettare le ordinanze sindacali e di generare disordine e confusione nella zona. «Ce ne sono alcuni che riempiono le strade di tavolini e sedie e, a volte, è capitato che a causa di questo genere di invasione le ambulanze non potessero intervenire», dice Castronovo. Che conclude: «Basterebbe poi anche solo rispettare le norme già presenti».