In una lettera riservata inviata al sindaco, Stefano Trotta denuncia la presenza della criminalità organizzata nella festa. «Serve a ribadire un messaggio simbolico di impunità e di controllo del territorio», ammonisce. E fa riferimento a episodi specifici: le minacce ad Addiopizzo e al comandante dei vigili urbani
Messina, «esponenti mafiosi tra i tiratori della Vara» L’allarme del prefetto sulla processione di Ferragosto
«Diversi tiratori e capicorda risultano essere esponenti della criminalità organizzata e non, con precedenti, pendenze e segnalazioni per reati di mafia e ordinari, nonché destinatari di misure di prevenzione, perché ritenuti socialmente pericolosi o comunque legati da rapporti di parentela con esponenti di spicco delle consorterie mafiose operanti nel capoluogo». Con queste parole, il prefetto di Messina mette in guardia il sindaco sul tenore di alcuni tra gli artefici delle operazioni di traino della Vara.
Stefano Trotta ha scritto a Renato Accorinti due giorni fa, il 7 ottobre, mettendolo al corrente della «dettagliata nota informativa» della Direzione investigativa antimafia, da lui stesso richiesta, su alcuni aspetti legati alla tradizionale processione di Ferragosto. «Che costituisce il più importante evento annuale della città, cui partecipano migliaia di fedeli e visitatori provenienti da ogni parte della Sicilia e d’Italia». Nella lettera riservata, indirizzata per conoscenza pure alla presidente del consiglio comunale e al questore, ricorda ad Accorinti il «delicato ruolo sociale-religioso che i timonieri e i capicorda rivestono». Si dice anche perplesso sull’assegnazione, a simili personaggi, di «ruoli di così spiccata visibilità mediatica e di indubbia ostentazione di governo della macchina votiva».
«L’assunzione di determinati ruoli da parte di appartenenti alla criminalità serve a ribadire all’opinione pubblica una sorta di messaggio simbolico di impunità e di controllo del territorio», ammonisce il responsabile di palazzo del Governo. Riproponendo due casi eclatanti. Nel 2012, tre membri del comitato Vara finiscono alla sbarra per minacce nei confronti di esponenti di Addiopizzo, a seguito del volantinaggio praticato dai componenti dell’associazione antiracket: «Il processo si è concluso nel novembre 2014 con due condanne e un’assoluzione. Un anno di reclusione per Franco Molonia, per violenza privata e danneggiamento; otto mesi per Franco Celona, per violenza privata e ingiurie».
Nel corso dell’ultima edizione è il comandante della polizia municipale, Calogero Ferlisi, a denunciare di essere stato accerchiato, e in qualche caso minacciato, da una decina di tiratori, che lo avrebbero raggiunto con dei gavettoni d’acqua. Fatti che, secondo il prefetto, rivelano «tracotanza» e «mancanza assoluta di rispetto nei confronti delle istituzioni». Oltre a offendere «i sentimenti religiosi». Per questo, al primo cittadino, viene rammentata la necessità di vigilare costantemente per assicurare il rispetto della legalità. A questo proposito, viene tirata in ballo la determina sindacale del 16 luglio 2013 con la quale sono stati istituiti la commissione storico-scientifica e il comitato tecnico operativo.
Nel primo, in base a quanto riporta il prefetto «con stupore», risultava nominato il terzo indagato, poi assolto, per i fatti del 2012. Nel secondo, i figli di Molonia e Celona. Trotta chiede, pertanto, se sia stata modificata la composizione degli organismi, «a seguito del grave episodio accaduto», e se i relativi componenti abbiano sottoscritto il protocollo di legalità proposto dall’allora assessore Sergio Todesco. Chiede lumi pure sulla costituzione di un «comitato Vara e Giganti», prevista dalla bozza di quel protocollo, «la cui composizione avrebbe dovuto essere comunicata tempestivamente».
Riflettori, infine, sugli incontri di luglio 2013, in sede di comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, nel corso dei quali anche il Comune concordò «sulla necessità di disciplinare la materia per dare un forte segnale alla città». Trotta si affida alle valutazioni del sindaco, certo che l’«impegno profuso» dal Comune in materia di legalità, contrassegnato dall’attribuzione della cittadinanza onoraria al giudice Nino Di Matteo, «non venga offuscato dal contro-messaggio che altri e più importanti eventi cittadini potrebbero insinuare nella collettività». L’invito è di utilizzare queste considerazioni, condivise con le forze di polizia e fornite «con largo anticipo», in vista della prossima edizione della Vara.