«Il processo non è servito da deterrente». Così il reggente della procura Patanè sull'assassinio della 20enne ammazzata nella notte di martedì. L'ex compagno, padre della loro bimba di quattro anni, due anni fa è stato denunciato per stalking. La sua fuga è terminata a Milano, dove ha confessato il delitto. Guarda le foto
Omicidio Nicolosi, Di Stefano accoltellata 40 volte «Non volevo ucciderla». Patanè: «Casi imprevedibili»
Circa quaranta coltellate, sferrate con un coltello acquistato in un’armeria. «Sì, sono stato io… ho perso la testa, non volevo ucciderla». Così Antonio Luca Priolo, 25enne di Belpasso, ha confessato ieri di aver ammazzato nella notte di martedì l’ex compagna Giordana Di Stefano, vent’anni, madre della bimba nata quattro anni fa dal loro legame. Un omicidio con un doppio movente, secondo gli investigatori: la decisione di non riallacciare i rapporti tra i due e la volontà di non ritirare la querela per stalking presentata dalla donna nell’ottobre 2013.
Proprio ieri avrebbe dovuto celebrarsi la prima udienza preliminare, due anni dopo la denuncia di sms assillanti e appostamenti sotto casa della vittima. «Casi come questi sono difficili da fronteggiare perché imprevedibili», così il reggente della procura etnea Michelangelo Patanè risponde alle domande durante la conferenza stampa convocata oggi. «Ci sono sentimenti violenti che si scatenano all’improvviso. E non servono eventi che facciano ipotizzare quello che è successo».
Il cadavere della donna, originaria di Nicolosi, è stato trovato ieri mattina nella sua auto in una strada periferica del Comune etneo. La ventenne non ha fatto rientro a casa dopo aver incontrato alcuni amici e – successivamente – Priolo. I genitori di Giordana Di Stefano hanno lanciato l’allarme quando Antonio Priolo era già in fuga verso il nord Italia. Prima con la macchina della madre, una Chrysler Spark bianca ritrovata alla stazione di Messina, e poi con un treno diretto a Milano. È nel capoluogo lombardo che il 25enne compie il passo falso che permette alle forze dell’ordine di individuarlo. Invia un sms al padre da un cellulare chiesto in prestito a un passante: «Sono nei guai, aiutatemi e mandatemi dei soldi», è la richiesta che arriva proprio quando il genitore è interrogato dai carabinieri. Pochi minuti dopo scatta l’arresto.
Ai militari prima e al magistrato dopo, Priolo confessa tutto. Dà anche indicazioni sul luogo nel quale trovare i vestiti macchiati di sangue del quale si è liberato poche ore prima. L’arma, invece, nonostante le ricerche non è stata ancora trovata. Il 25enne adesso si trova nel carcere milanese di San Vittore, in attesa che venga fissata l’udienza di convalida dell’arresto e il trasferimento a Catania. Domani pomeriggio, invece, verrà affidata l’autopsia sul corpo di Giordana Di Stefano che – secondo un primo esame – è morta tra l’una e trenta e le due della notte di martedì.
Secondo il procuratore Patanè «la sola risposta giudiziaria non è sufficiente per fronteggiare i casi di stalking». E aggiunge: «Come in questo caso, il processo non è servito da deterrente per l’omicida».