Dal nome ai componenti, il rapporto con il capuoluogo etneo è fortissimo. Ma per produrre il loro primo disco si sono rivolti a una casa discografica di Lugano. Il cui proprietario è però loro amico e conterraneo. «A Catania non è più come negli anni '80 - dicono - c'è poco spazio per l'originalità»
Norma, la band catanese prodotta in Svizzera «All’estero spazio e fiducia per musica nuova»
Catanese è il nome della band e ognuno dei suoi tre componenti. Ma cantano in inglese e a produrre la loro musica è un’etichetta discografica svizzera. I Norma nascono e crescono musicalmente nella Catania degli anni ’80, ma «l’ambiente è molto cambiato – dicono dal gruppo – e non dà spazio a nuova musica». Le radio locali e nazionali non passano le loro canzoni, mentre «da Spagna, Belgio e Lussemburgo ci invitano a suonare nei concerti».
I Norma sono Giuseppe Recupero, Giampaolo Romania e Simone Franceschino. Il gruppo ha inciso la sua prima canzone nel 2013, ma la collaborazione è iniziata molto prima. Hanno alle spalle più di trent’anni di attività, con le formazioni Traditi dalla fretta e Rosso fisso. «La Catania musicale di un tempo non esiste più – commenta Franceschino, il batterista – o forse è stata solo una nostra illusione». Nella culla dei Denovo, di Kaballà, di Carmen Consoli «è diventato difficile proporre nuova musica, diversa dal rock – aggiunge Recupero, chitarra e voce del gruppo – Nei locali viene dato spazio quasi solo alle cover band».
Nella terra in cui sono nati e hanno fondato la band, «se arrivi da fuori sei un grande – osserva il batterista – ma, se inizi da qui, sei una nullità». «Non ce ne facciamo un cruccio – commentano dal gruppo – ma ci dispiace, perché amiamo la nostra città». Nel programma c’è sempre la speranza «di riuscire presto a fare conoscere e apprezzare la nostra musica anche a Catania». Le sonorità dei Norma «seguono l’ispirazione più che un genere». Entro fine anno sarà pronto un nuovo singolo e, nei primi mesi del 2016, uscirà il loro primo album, con dieci tracce che «saranno quasi tutte cantate in inglese». Così come straniera è pure l’etichetta che li produce.
Alcune proposte di contratto sono arrivate anche dall’Italia, «ma la scelta è caduta su una casa discografica svizzera – la Playgrounds record, con sede a Lugano ma di proprietà di un catanese – Un amico che conosciamo da tempo e che ci lascia liberi di fare la nostra musica». La scelta di produrre all’estero «è stata fatta anche per aprirci al mercato internazionale, che snobba le etichette italiane». Sul palcoscenico d’oltre confine, «cantare in inglese è l’unico modo per sfondare». Il loro disco di esordio si chiama The Cave e contiene quattro canzoni. Solo il ritornello di Per averti – come suggerito dal titolo – è in lingua italiana. «È stato spedito a tutte le emittenti catanesi e nazionali, ma poche hanno risposto. Per essere inseriti nella playlist serve altro». Il gruppo preferisce non entrare nel merito dei rapporti tra case discografiche e radio italiane. Giusto un accenno.
«Sulle frequenze italiane c’è poco spazio per le etichette indipendenti, che non hanno peso economico». Mentre oltre confine «sono valutate meritocrazia e buone idee». La band avrebbe ricevuto proposte per tenere concerti «in Spagna, Lussemburgo e Belgio», magari da raggruppare nello stesso periodo. Tutti e tre i componenti fanno altri lavori nella vita: «Per vivere di sola musica serve un salto di qualità – concludono – Ma fiducia in noi stessi e pazienza non mancano, i risultati arriveranno».