Crocetta, richiesta quasi unanime: «Lasci» Beppe Grillo lancia l’hashtag #CrocettaDimettiti

Lucia Borsellino «va fermata, fatta fuori. Come suo padre». Sono immediate le reazioni dopo l’anticipazione di un’intercettazione tra Matteo Tutino, all’epoca primario dell’ospedale di Palermo Villa Sofia, e il governatore Rosario Crocetta pubblicata dal settimanale L’Espresso. Secondo la ricostruzione, il presidente della Regione non avrebbe replicato all’affermazione fatta da quello che era il suo medico personale prima dell’arresto con l’accusa di truffa, peculato, abuso d’ufficio e falso. Fabrizio Ferrandelli, vicepresidente dell’Antimafia regionale e deputato del Partito democratico all’Assemblea regionale siciliana, è netto: «Entro il 19 luglio Crocetta deve consegnare le sue dimissioni e già oggi il Pd deve uscire dalla giunta». 

«Crocetta, in direzione regionale del Pd, disse che se il suo partito gli avesse chiesto un passo indietro lui si sarebbe dimesso subito – ricorda Ferrandelli – Il passo indietro glielo chiedo io visto che questo Pd non glielo chiederà mai. Il mio è un ultimatum al presidente e al Partito democratico». «Andare avanti è praticamente impossibile. È il momento che, innanzitutto il presidente della Regione, valuti l’opportunità di chiudere la legislatura», sostiene Antonello Cracolici, presidente del gruppo Pd all’Ars. «Dimettermi? Sono accusato di qualcosa? Ho fatto qualcosa? Il destino della Sicilia può essere legato a una frase, che non ho sentito, pronunciata dal mio medico? Non lo so», replica il presidente. 

All’ex assessora sono giunte le telefonate del premier Matteo Renzi e del ministro degli Interni Angelino Alfano. «Sdegno, affettuosa vicinanza e solidarietà per quelle parole che pesano in modo gravissimo e incancellabile sulla coscienza di chi le ha pronunciate», afferma il titolare del Viminale. Alfano spera che sia vero quanto garantito dal presidente della Regione, che non ha sentito la «irripetibile frase pronunciata dal suo medico». E su Twitter il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone scrive: «Inevitabili dimissioni Crocetta e nuove elezioni», definendo la frase che sarebbe stata utilizzata «una vergogna inaccettabile».

Beppe Grillo ospita sul suo blog l’intervento del deputato grillino Giancarlo Cancelleri e lancia la campagna virale. «Fai arrivare a Rosario Crocetta il tuo messaggio con #CrocettaDimettiti su Twitter». «La memoria di Paolo Borsellino infangata, deturpata, derisa, calpestata. Crocetta ha oltrepassato ogni limite di indecenza», scrive Cancelleri. 

«Crocetta tace. Quel silenzio al telefono può avere molti significati: conosco Crocetta da quando era sindaco di Gela e voglio credere che non sia stato un silenzio compiacente». Davide Mattiello, deputato nazionale del Pd e componente della commissione antimafia, è l’unico che prova a difendere il governatore. «Voglio credere che in quel silenzio ci fosse già di fatto una presa di distanze. Ma è importante che Crocetta lo spieghi». Molto più dura la reazione del capogruppo di Forza Italia all’Assemblea regionale siciliana Marco Falcone. «Rimaniamo allibiti di fronte all’efferatezza e al violento cinismo emersi dalle parole pronunciate dal dottor Tutino», spiega. E precisa: «Se, però, le parole di Tutino rispecchiano probabilmente la sua personalità, da questa vicenda emerge, con un fragore devastante, il gravissimo comportamento di Crocetta che rimane impassibile dinanzi a tanta malvagità». Falcone sottolinea come «il governatore della Sicilia, che sinora si era vantato di essere l’alfiere della legalità e dell’antimafia, oggi si riscopre, sotto un profilo etico, indegno assertore di una falsa e ipocrita antimafia di comodo, utilizzata, esclusivamente, per la sua carriera politica».

Per Erasmo Palazzotto di Sel «siamo ben oltre il limite della decenza e della moralità». «Il quadro che emerge giorno dopo giorno ci consegna immagini di raro squallore, un sistema sanitario regionale visto come terra di conquista per affaristi e politici rampanti, governato da primari che si esprimono come i boss». L’esponente di Sel avverte: «Questa volta non basterà un rimpasto di governo a restituire credibilità alle istituzioni siciliane. Con quale faccia il presidente dovrebbe rappresentare la Sicilia domenica alla commemorazione per la strage di via D’Amelio?». 

«Cosa deve accadere ancora di più grave in Sicilia per convincere Crocetta e il Pd a liberare la Sicilia?», si chiede l’europarlamentare siciliano del Movimento 5 stelle Ignazio Corrao. Un affondo che viene condiviso dal gruppo dei 5 stelle all’Ars. «Ci auguriamo che queste intercettazioni siano la spallata definitiva all’antimafia di facciata, usata finora solo in modo vergognoso per tappare le enormi falle di un’azione governativa nettamene insufficiente, a tratti inesistente e spesso dannosissima».

Per il vicepresidente della stessa commissione parlamentare antimafia Claudio Fava «il modo più degno di ricordare oggi il sacrificio di Borsellino sarebbe quello di cacciare via il presidente della Sicilia per manifesta, recidiva indegnità». «Crocetta ha superato ogni limite di decenza. Lo dico senza mezzi termini: mi fanno schifo i presunti paladini dell’antimafia che profanano la tomba e la memoria di uomini e magistrati come Paolo Borsellino, che hanno pagato con la vita il loro impegno contro la mafia», esclama il parlamentare nazionale di Forza Italia di origini etnee Basilio Catanoso. «Non è più possibile lasciare la Regione in mano a un presidente come Crocetta, poiché ormai non è solo più una questione di governo fallimentare, cosa che già sarebbe sufficiente, ma è una questione di dignità di tutti e di difesa dell’immagine della Sicilia, oltre che di rispetto di tutti noi verso i siciliani», fa eco il coordinatore regionale del Nuovo centrodestra Francesco Cascio


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