E' stata la complessità delle questioni sollevate, tale da non poter essere affrontata in un'udienza che non consente una discussione approfondita, a spingere i legali del pm siciliano a compiere questo passo. Il pm, dopo la bocciatura, si era detto amareggiato e deluso «Tra i criteri del Csm - aveva detto alla stampa - continua a incidere pesantemente la logica dell'appartenenza correntizia»
La bocciatura di Di Matteo alla Procura nazionale antimafia Nuova istanza al Tar contro decisione del Csm
Una questione, che secondo i legali del magistrato palermitano, va approfondita. Il pm di Palermo Nino Di Matteo rinuncia così alla richiesta avanzata al Tar del Lazio di sospendere la decisione con cui il Csm ha bocciato la sua candidatura alla Procura nazionale antimafia, per ottenere presto la pronuncia sul merito del suo ricorso.
Sono stati i suoi difensori a presentare l’istanza ,accolta dai giudici amministrativi e a cui hanno aderito anche le altre parti del giudizio: il Csm e la difesa dei tre magistrati che l’organo di autogoverno ha preferito a Di Matteo. E’ stata la complessità delle questioni sollevate, tale da non poter essere affrontata in un’udienza che non consente una discussione approfondita, a spingere i legali del pm siciliano a compiere questo passo. «La richiesta – spiega uno degli avvocati, il professore Mario Serio- è che ora si convochi presto l’udienza per la decisione sul merito, nello spazio di qualche settimana».
Nel ricorso scritto dai legali Serio e Giuseppe Naccarato a seguito della bocciatura da parte del Csm, si parlava di una “ingiusta mortificazione” inflitta a Di Matteo per la “sistematica”, e “calcolata” sottovalutazione del suo “ineccepibile e solidissimo” curriculum.
A pochi giorni dalla decisione del Csm, il pm Di Matteo aveva dichiarato alla stampa di essere «Amareggiato, perché non sono stati sufficienti più di 20 anni di lavoro dedicati ai processi di mafia a Caltanissetta e a Palermo. Deluso, perché nella relazione della commissione che ha indicato gli altri colleghi non ho rintracciato nessuna censura critica al mio operato. Mi chiedo perché non sia stata valutata un’anzianità che è pari al doppio degli altri. Sono preoccupato non solo per me – ave a detto – ma perché questo è un altro piccolo segnale di un problema più grande. Quale? Tra i criteri del Csm continua a incidere pesantemente la logica dell’appartenenza correntizia. Il primo criterio è a quale corrente appartieni. E chi, come me e tanti altri, non appartiene a nessuna corrente, e anzi osa criticare la patologia del sistema, vede bocciata ogni aspirazione».