Arcigay inaugura la nuova sede con una festa Motta: «Non ci occupiamo solo di diritti lgbtqi»

«La mia associazione non può occuparsi solo di diritti lgbtqi. Se ho diritti civili, ma la mia città viene saccheggiata, a cosa serve?». Alessandro Motta è presidente del comitato territoriale Arcigay QueeRevolution Catania. Da oggi l’associazione ha una nuova sede e da quella storica in via Vittorio Emanuele si sposta in via Sant’Elena, condividendo gli spazi con un’altra realtà cittadina: «Le cose non accadono per caso – sorride Motta – Catania bene comune ci è stata vicina. Sempre».  

Il gruppo politico «è stato il primo a lanciare nel dibattito per le elezioni del sindaco il tema del registro delle unioni civili», sottolinea il presidente. Che ricorda l’iniziativa Mi vogghiu maritari lanciata in occasione della campagna elettorale per l’elezione di Matteo Iannitti, punto di avvio del dibattito che ha poi portato all’approvazione del documento. Ma il cammino delle due associazioni si incrocia anche su altri argomenti cittadini, dal Pua agli asili nido. 

«Il riconoscimento dei diritti civili deve camminare di pari passo con le altre lotte per i diritti sociali. Non si può avere una visione del mondo parziale, non sarebbe vera». Un tema, quello delle lotte condivise, al centro del dibattito organizzato per le 20 e del film Pride di Matthew Warchus che verrà proiettato alle 18. A concludere la serata, l’esibizione musicale de i Koncerto dell’anno dopo.

I prossimi giorni saranno molto impegnativi per il comitato. Dall’1 al 4 luglio si susseguiranno i workshop e gli eventi legati al Pride, che quest’anno avrà come tema L’io, il corpo, l’eros. Una quattro giorni organizzata con i giovani dell’associazioneQueer as Unict. E ancora, sabato e domenica prossimi a Catania si riunirà il consiglio nazionale di Arcigay


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Il comitato territoriale si sposta in via Sant'Elena, in uno spazio condiviso con il movimento politico Catania bene comune. Un'unione che si conferma nel percorso condiviso dalle due realtà a livello cittadino. «Il riconoscimento dei diritti civili deve camminare di pari passo con le altre lotte per quelli sociali», spiega il presidente del comitato etneo

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