I docenti universitari intervistati da Step1 sono tutti concordi: gli esami di settembre potrebbero risollevare il livello di base delle matricole. E gli scienziati difendono la cultura umanistica: «Fondamentale anche per gli ingegneri»
«Facoltà scientifiche, troppe le carenze degli studenti»
Ingegneria e Scienze biologiche: due tra le Facoltà il cui percorso di studi presuppone maggior impegno preliminare da parte dei nuovi iscritti, vale a dire l’aver appreso, durante gli anni della scuola superiore, tutta una serie di concetti scientifici di base che difficilmente (o forse sarebbe più corretto dire “in nessun caso”) possono essere recuperati tra un esame universitario e l’altro.
I Professori Salvatore Saccone, docente di Genetica per il dipartimento di Biologia animale, e Alfio Consoli, docente di Macchine elettriche e Azionamenti elettrici alla facoltà di Ingegneria elettronica, entrambi per il nostro Ateneo, si uniscono al coro di voci di consenso – perlomeno da parte dei docenti universitari – nei confronti della riforma Fioroni e in particolare del provvedimento che prevede il ritorno, tanto temuto dagli studenti, delle verifiche di riparazione all’inizio di ogni nuovo anno scolastico.
“Non credo che il ripristino degli esami di riparazione di settembre sia un provvedimento eccessivo per gli studenti”, ci dice il professor Saccone, “Anzi, ‘costringere’ gli studenti a studiare durante l’estate, per recuperare una o due materie, potrebbe essere uno strumento di incentivazione dello studio durante l’anno di corso per non ritrovarsi a dovere sostenere gli esami di riparazione di settembre. Inoltre, il recupero delle lacune prima dell’inizio dell’anno scolastico, o in caso negativo la ripetizione dell’anno, dovrebbe consentire una maggiore regolarità nello studio sin dalle prime lezioni, essendo tutti gli studenti allo stesso livello, cioè senza debiti da colmare. In effetti, il ripristino degli esami di riparazione a settembre modifica solo una parte dell’organizzazione didattica. Non introduce né altera gli obiettivi specifici dei diversi insegnamenti. Però se, a detta di molti docenti delle superiori, non esistendo dei metodi precisi per verificare se l’alunno cui era stato lasciato il debito formativo al nuovo anno scolastico avesse colmato o meno le sue lacune, ci si ritrovava in classe con studenti che erano rimasti carenti in determinate discipline; allora la riproposizione degli esami di settembre potrebbe essere utile per eliminare almeno talune lacune di fondo che si possono notare negli studenti universitari”.
Il Professor Consoli, da parte sua, fa un’allarmante riflessione a livello più ampio, riferita non solo esclusivamente all’ambito della conoscenza scientifica: “Per quanto io insegni a partire dal terzo anno, e sebbene gli studenti di Ingegneria siano notoriamente più motivati di altri per le ben note difficoltà degli studi, il livello di preparazione riscontrabile oggi è basso, sia nelle discipline scientifiche, sia in quelle umanistiche, che personalmente reputo importanti anche per un ingegnere. Durante la mia prima lezione ho scoperto quest’anno che uno solo su trenta dei miei studenti ha letto ‘Cent’anni di solitudine’. E immagino, da qualche sguardo sorpreso che ha fatto seguito alla mia domanda, che pochi di loro abbiano letto qualunque altro libro. Il rigore, dunque, al punto in cui ci troviamo, non è soltanto imposto dalle criticità riscontrabili quotidianamente, ma è anche un dovere per il legislatore e gli educatori, se non vogliamo continuare ad essere agli ultimi posti delle classifiche internazionali e soprattutto se abbiamo ancora a cuore il futuro dei giovani e di questo nostro Paese”.
Altri due uomini di cultura, dunque, allarmati per la situazione dell’istruzione in Italia. Un provvedimento apparentemente trascurabile, il ripristino degli esami di riparazione, ma che potrebbe rivelarsi un’efficace arma nella lotta all’incompetenza e all’approssimazione.