Morte Nicole, la perizia dei medici legali «Condotta della ginecologa non condivisibile»

«La condotta professionale della ginecologa Maria Ausilia Palermo non può essere condivisa». Sarebbe questo il nucleo della perizia di 92 pagine sull’autopsia del corpo della piccola Nicole, la neonata morta il 12 febbraio a poche ore dalla nascita, avvenuta alla clinica Gibiino di Catania. Il cuore della bimba ha smesso di battere mentre era in ambulanza, diretta a Ragusa perché nel capoluogo etneo e a Siracusa non c’erano posti letto nelle Unità di terapia intensiva neonatale. Il decesso, scrivono i periti nominati dalla procura, sarebbe dovuto a un «arresto irreversibile delle funzioni vitali, consecutivo a una grave sofferenza acuta fetale».

«Tutte le questioni inerenti alla organizzazione del Sues 118 (sulle quali non è compito nostro entrare) non hanno nel caso in esame alcuna rilevanza causale e concausale», affermano il medico legale Giuseppe Ragazzi, la ginecologa Claudia Giuffrida e la neonatologa Eloisa Gitto. «La piccola – sostengono – prima della partenza era in condizioni cliniche terminali». Al duro commento nei confronti della dottoressa Maria Ausilia Palermo, ne aggiungono uno rivolto agli altri medici presenti in sala parto: «La stessa cosa – scrivono i periti – deve intendersi per quanto attiene alla condotta del neonatologo Antonio Di Pasquale e dell’anestesista Giovanni Gibiino».

La perizia sul corpo della neonata era stata effettuata il 17 febbraio. Da quel momento in poi, era stata il capitolo più atteso di una vicenda dagli innumerevoli risvolti. In primo luogo, quelli giudiziari: l’inchiesta era stata aperta dal procuratore di Catania Giovanni Salvi e conta nove persone, tutti medici, iscritte al registro degli indagati. L’accusa ipotizzata è quella di omicidio colposo. Poi c’erano stati i risvolti politici: prima la ministra della Sanità Beatrice Lorenzin che minacciava di commissariare l’assessorato regionale se non avesse prodotto in fretta delle risposte. Poi l’assessora Lucia Borsellino che corre personalmente a ispezionare la clinica Gibiino.

In mezzo, il dolore dei genitori. Anche oggi la madre, Tania Laura Egitto, scrive su Facebook le sue considerazioni: «Quello che abbiamo sempre supposto adesso è scritto nero su bianco, persone che si fanno chiamare medici, da subito indagati, hanno fatto morire la mia bambina». 


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